Febbraio porta sempre con sé il variopinto Carnevale, foriero di divertimenti, feste e balli mascherati nonché scherzi di vario genere ma uno in barba al famoso detto… non vale! Rovato, la bella capitale della Franciacorta (sottolineo “della” e non “del”) e le sue incantevoli frazioni, è coinvolta suo malgrado nei meandri di una vicenda che possiede i requisiti per essere annoverata nelle molteplici celie che vanno a braccetto con la storica ricorrenza, di solito colorata e divertente, che ora fa impallidire e dispiacere. Sfido a non aver pensato, all’inizio del contendere, che potesse trattarsi di uno scherzo del tipo che fa rimanere col fiato sospeso ma subito dopo scoppiare in una risata liberatoria, tuttavia, siccome questa alla lunga non arriva anche ai più increduli e ottimisti non rimane altro che riconoscere che si è ai ferri corti. Giù la maschera e veniamo al punto. Il litigio verte sull’impiego del nome “Franciacorta” e nondimeno sull’utilizzo di codesto antico termine al di fuori di un contesto enologico o giù di lì. C’è di più, l’Amministrazione crea un logo ad hoc per eventi e manifestazioni da indire nell’omonimo territorio ma viene tacciata di plagio dalla controparte che non esita a definirlo “copiato” e fuorviante. Un vero guazzabuglio dai contorni variegati sul quale si potrebbero trarre spunti per un avvincente romanzo e se le argomentazioni a primo acchito possono apparire poco profonde e per i più ottimisti facilmente risolvibili con un po’ di buona volontà, la questione è invece divenuta tanto granitica da non trovare risoluzione per le vie brevi poiché ugualmente ferma è la posizione dei contendenti. Com’è stato possibile che ciò che poteva (doveva) finire a tarallucci e vino, magari proprio quello ottimo della zona, al contrario sia miseramente deragliato e finito in carte bollate, rimane per molti ancora un mistero. Metaforicamente c’è chi ipotizza che qualcuno si è bevuto il cervello e altri invece sono arroccati sul Castello, tuttavia, prima di lasciare ai posteri l’ardua sentenza sarebbe preferibile poter tornare a stringersi la mano ai giorni nostri. Chissà se la ragione appartiene a uno o all’altro o magari stare nel mezzo ma in primis bisognerebbe tornare a impiegarla al più presto, invece di indossare le maschere dell’agguerrito e dell’offeso, sino a confondere primo e secondo. Meglio togliersele, entrambi, poiché il loro aspetto truce e minaccioso non diverte nessuno, cosicché ridare quella fiducia e il buon esempio che una comunità di persone ragionevoli e coscienziose si aspetta al più presto da coloro dovrebbero rappresentarla al meglio. Così da tornare a festeggiare, magari con un buon bicchiere di vino nelle mani e riscoprire quanto possa essere bello fare la pace e tornare ai vecchi tempi. Non dimentichiamo che la “nostra” meravigliosa Franciacorta è di tutti, come il sole che di giorno la scalda, la luna che la notte l’illumina, la pioggia che la disseta e naturalmente tutti i suoi meravigliosi prodotti e gli inimitabili vini che l’instancabile lavoro di uomini e donne produce e l’hanno resa ancor più famosa. Tuttavia nemmeno scordare come questo stupendo territorio a suo tempo già esisteva e il suo bel nome possedeva. Buon Carnevale a tutti.

Giuseppe Agazzi