Con 5 cacciatori denunciati in una settimana si chiude un mese di dicembre con un tasso di bracconaggio mai visto nella provincia di Brescia. Il freddo intenso degli ultimi giorni del 2024 ha fatto sì che gruppi consistenti di piccoli uccelli si imbracassero in stormi alla ricerca di cibo soprattutto nella zona prealpina e nella pianura bresciana. Gli interventi delle Guardie Venatorie WWF si sono concentrati in Franciacorta, anche sollecitati da molti cacciatori che chiedevano di porre fine alla strage perpetrata soprattutto da persone che giungono dalle valli.

Tutti i cacciatori fermati avevano già abbattuto molti uccelli protetti sempre con ausilio di richiami acustici vietati, in un caso a Ospitaletto ben 25 esemplari. Come sempre numerose le specie incontrate nei carnieri illegali: pettirossi, verzellini, fanelli, frosoni, fringuelli e peppole. Gli altri illeciti sono stati riscontrati nei comuni di Passirano, Cazzago San Martino e Pompiano.

Secondo lo studio “The Killing” di Birdlife International il numero di uccelli abbattuti illegalmente nell’area supera i 600.000 esemplari l’anno. Gli interventi non hanno riguardato solo la caccia illegale ai piccoli uccelli, ma anche la pratica vietata della “Posta alla beccaccia” ed un occhio di riguardo anche alle Zone di Ripopolamento e Cattura e più in generale le “Aree Rosse” poste a tutela della fauna stanziale.

Tutti gli interventi di sequestro sono stati operati dalle Forze di Polizia (Arma dei Carabinieri e Polizia provinciale) a cui va il ringraziamento delle Guardie WWF per la sempre fattiva collaborazione. Le autorità invitano i cittadini a segnalare qualsiasi caso di caccia illegale o animali selvatici in difficoltà al numero antibracconaggio 3287308288, o tramite la pagina Facebook ufficiale del WWF Lombardia. La lotta al bracconaggio è una battaglia che coinvolge tutti, e la collaborazione della comunità è fondamentale per fermare questo crimine contro la fauna.

Volutamente non ci saranno immagini di animali uccisi ad accompagnare l’articolo; vogliamo invece sensibilizzare i nostri lettori con l’immagine e la storia di un piccolo amico selvatico simbolo dell’inverno. Il pettirosso, che compare già nella mitologia celtica. Per i popoli del nord era ,infatti, uno dei simboli del dio Thor, portatore di nuvole e tempesta. Esistono anche diverse tradizioni popolari che cercano di spiegare il suo particolare piumaggio. Secondo una nota leggenda cristiana, i pettirossi erano in origine tutti grigi, dal capo alla coda. Un pettirosso si trovava sul Golgota e, vedendo un uomo crocifisso, cercò di liberarlo dalla corona di spine che portava in testa e, nel farlo, si macchiò il petto con il suo sangue. Per ringraziare il piccolo uccello, Gesù Cristo (l’uomo era lui) decise di lasciarli quel segno rosso così che tutti gli uomini potessero riconoscere da lontano quella creatura così generosa. E da quel giorno, secondo la leggenda, il pettirosso ha assunto il colore che tutti conosciamo.

La domanda è, quindi, che tipo di persona è colui che decide di togliere la vita ad esseri così splendidi ed innocenti? Ai lettori la risposta. Nel frattempo restiamo in attesa di pene severe ed esemplari per chi si macchia di crimini contro il patrimonio naturale dello stato e di tutti noi cittadini. 

Mauro Ferrari