Il nuovo anno a Orzinuovi apre con una saracinesca abbassata per sempre sotto i portici, nel cuore del paese. La  porta chiusa a chiave dopo una storia lunga 28 anni è quella del caffè Decò, che porta via con sé l’aroma del caffè fumante di prima mattina tra le nebbie e il gelo della pianura o sotto la cappa soffocante del solleone estivo, il tintinnio dei cucchiaini nelle tazzine, le belle signore  impellicciate sedute nel dehor e gli uomini eleganti che qui avevano un punto di riferimento da moltissimo tempo. 

Il Caffè Decò di Orzinuovi ha chiuso la sua attività  l’ultimo giorno del 2024. Sonia Zanchini, la titolare del bar, non senza commozione, ha salutato e ringraziato i suoi clienti  con una festa e molti invitati. Clienti storici, abituali e affezionati, e gente che ha condiviso con lei e inizialmente anche con la sorella Sabrina, un cammino nel cuore del paese, fatto di storie, di aneddoti, di convivialità. La lunga  storia di Sonia Zanchini ha infatti trasformato quello che inizialmente era un negozio di abbigliamento in un vero e proprio punto di riferimento per il paese e non solo. Dietro al bancone si sono avvicendati diversi giovani ad aiutarla e ai tavolini del Decò si sono sedute migliaia di persone. Non di rado si vedeva l’ex Ct della nazionale, Cesare Prandelli, sostare con i suoi amici di sempre al tavolo del Decò, forte di un’amicizia longeva con la famiglia Zanchini e il padre di Sonia, Luciano, ex allenatore. 

La chiusura del Decò non è stata sicuramente un bel regalo di Natale per i suoi avventori, che ora dovranno cercare casa in un altro bar, trovare un altro luogo in cui sentirsi accolti con lo stesso calore,  prima di immergersi nella frenesia delle giornate. “Chiudiamo, ma non dimenticherò mai i bei momenti di questi decenni – ha detto Sonia, non senza commozione. “28 anni bellissimi, di emozioni, gioie e anche di lacrime.  Il ringraziamento va ai miei clienti, perché loro sono stati il Decò. Devo ringraziare mio figlio Gabri, Sabri, socia indiscussa, il mio compagno Ale, tutto il team, mia madre che ci ha accompagnato dietro le quinte con infinita pazienta e poi mio padre, il mio mentore. Senza di lui, tutto questo non sarebbe stato possibile. Grazie anche a tutti  i sindaci e alle amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni”. 

Molti hanno dimostrato la loro riconoscenza a Sonia per la sua gentilezza e la sua professionalità. E’ bello che in tanti siano andati a salutarla, perché il suo bar, insieme agli altri esercizi commerciali del centro storico, ha contribuito a dare per anni l’idea di  una comunità viva e affiatata. La chiusura di un bar rappresenta  una ferita nello spazio fisico, la perdita di un luogo di aggregazione e di un presidio di sicurezza. Ora lo stabile è in vendita. Chissà  che qualcuno voglia rialzare questa saracinesca e regalare al paese un’altra storia e un altro luogo di aggregazione. Certo, è il destino delle città che vivono quello di cambiare, ma  ogni volta che questo accade lascia una tristezza difficile da mandare giù.

Silvia Pasolini