Anche a Manerbio sarà avviata una campagna itinerante per il controllo della qualità dell’aria promossa dal Circolo Legambiente Valle dell’Oglio. Il Circolo ha acquistato un rivelatore multifunzionale portatile, in grado di analizzare e determinare la composizione del particolato presente nell’aria. Questo strumento funziona sia in ambienti interni che esterni ed è in grado di rilevare il PM2.5, PM10, la pericolosissima formaldeide e i TVOC (Total Volatile Organic Compounds), che si riferiscono a vari composti organici volatili, tra cui benzene, toluene e stirene. Inoltre, è in grado di rilevare la CO2 (anidride carbonica). A breve verrà acquistato anche un sensore per la qualità dell’aria per esterni a postazione semi-fissa, che serve per misurare in modo accurato il particolato, PM1, PM2.5 e PM10, fornendo grafici e l’Indice di Qualità dell’Aria (AQI) basato su particelle inalabili, abbastanza piccole da penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno. Con il termine PM o particolato si intendono tutte quelle particelle la cui grandezza va dai pochi nanometri ai 100 micrometri. Comunemente si distinguono due categorie: il PM2.5 e il PM10. Con il termine PM2.5 si indica la classe di particelle più piccole e nocive, in grado di raggiungere gli alveoli e, attraverso questi, trasmettersi nel sangue. Il termine PM10, invece, comprende particelle in grado di raggiungere la trachea e i bronchi. Queste particelle sono gli inquinanti più frequenti nelle aree urbane e le loro origini vengono spesso erroneamente associate solamente all’attività umana. Il particolato, infatti, viene prodotto anche in natura, basti pensare ai pollini o alle spore. Come spiega Franco Ferrandi, presidente del Circolo Legambiente Valle dell’Oglio aps, la procedura operativa per il controllo della qualità dell’aria si svolgerà in due fasi. Nella prima fase, con il rilevatore portatile si farà una prima verifica della qualità dell’aria in un determinato luogo, scelto in base alla presenza di varie fonti d’inquinamento. Una volta determinata una criticità, si prosegue alla seconda fase: si procede a posizionare il sensore a postazione semi-fissa, per un controllo della qualità dell’aria per un periodo sufficientemente lungo, ottenendo così dati più dettagliati e attendibili. Questi valori sono rilevati da strumenti non professionali che non possono sostituire quelli ufficiali raccolti e pubblicati da ARPA, ma possono essere utili per dare indicazioni delle concentrazioni in un’area specifica in determinate fasce orarie, aumentando la consapevolezza sulla qualità dell’aria, causata magari da motivi contingenti che si possono modificare, migliorando così la qualità della vita di chi ci abita. Questi strumenti possono essere un valido contributo che il Circolo Legambiente può offrire alle varie amministrazioni comunali presenti sul territorio. Possono essere un valido mezzo per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni nei centri storici e in tutte quelle zone con alte concentrazioni di inquinanti. Si tratta dell’inizio di un percorso finalizzato ad arrivare entro il 2030 a vivere in un ambiente più vivibile, più sicuro a livello salutistico e più pulito. Secondo le linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria, il carico delle malattie attribuibili all’inquinamento atmosferico è equiparabile a quello dovuto ai maggiori rischi globali per la salute, come la dieta scorretta o il fumo. L’inquinamento dell’aria è riconosciuto come la maggiore minaccia ambientale alla salute umana. Secondo la classifica ISGlobal la città di Brescia ha un livello di inquinamento atmosferico medio annuo di PM2.5 di 27,5 µg/m³, il peggiore tra 858 città. Se fossero rispettate le linee guida dell’OMS, si potrebbero evitare 293 morti. Il livello medio annuale di NO2 è 37,6 µg/m³, al 19º posto, con 107 morti evitabili. Per far fronte a questa grave contaminazione dell’aria l’Unione Europea ha stabilito una drastica riduzione della concentrazione annuale di inquinanti come polveri sottili, ossidi di azoto e anidride solforosa dal 2030, decisione che richiederà ingenti investimenti nel bacino padano e nella provincia di Brescia. Nonostante una riduzione del 40% dello smog nel bresciano negli ultimi 20 anni, le previsioni indicano un calo massimo del 10% nei prossimi sei anni. La nuova normativa Ue prevede che la concentrazione media annua di PM10 passi da 40 a 20 μg/m³, quella giornaliera da 50 a 45 μg/m³ con un bonus di 18 giorni di sforamento, e dimezzamenti simili per NO2 e PM2,5. 

Barbara Appiani