Perché non conoscere cinque autori in una sola serata? È quanto è avvenuto al Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio il 30 maggio 2024, in occasione del “Maggio dei Libri”. Sono stati presentati da Diego Baruffi, poeta e cantante. Erano: Andrea Calzi, autore di “Amore in un lampo” (autopubblicato, 2024); Marco Di Giaimo e Giuseppe Bono, co-autori de “L’arma del druido” (Angolazioni, 2024); Jacopo Luongo, col suo “Martino e Giosuè” (Marco Serra Tarantola Editore, 2023); Chiara Zani, con la seconda edizione de “La danza della vita” (Youcanprint, 2024).
Il primo romanzo narra di amore e di paura: l’amore di Federico per l’irresistibile Alice, sposata e con una figlia adolescente. Come pensare a un futuro insieme senza rischiare di perdere tutto? Il secondo è un fantasy umoristico che gioca con gli stereotipi del genere: un re viziato e annoiato si vede sconvolgere l’esistenza dalla guerra scatenata da un druido oscuro. Il terzo racconta di due amici artisti (un pittore e un musicista) che lasciano le campagne del Sud Italia per Parigi. Il quarto parla degli intrecci fra le vite di diversi personaggi, fra cui ci sono Michael, ballerino classico di fama mondiale, e Lisa, danzatrice di talento. Cosa li lega? Quali misteri attendono di essere svelati? La particolarità del romanzo consiste nella sua “colonna sonora”: una lista di brani da ascoltare durante la lettura. Da esso, è stata tratta anche una sceneggiatura cinematografica.
Le cinque opere presentate erano dunque assai diverse l’una dall’altra, ma con un filo conduttore: i loro autori erano tutti di area bresciana, di origine o d’adozione. Le domande di Baruffi si sono concentrate sui grandi temi toccati: l’amore, l’amicizia, l’arte, il dolore. È emerso il rapporto della sofferenza e dell’amore con la paura: quella del cambiamento e della perdita, ma anche la capacità di confrontarsi con essa per costruire un percorso di vita. L’incontro con l’altro fa superare i timori, dandoci “la spinta” che ci mancava. In questo senso, l’amore (come ha sottolineato Calzi) è da intendersi nel senso più lato possibile. Quanto all’arte, non si poteva tacere della gioia di scrivere e di leggere, del suo rapporto coi giochi preferiti durante l’infanzia e della capacità di questa gioia di far superare anche l’incupimento in periodo di quarantena. Soprattutto Di Giaimo e Bono hanno sottolineato l’aspetto del divertimento: a qualsiasi genere si siano dedicati (fantasy, horror, giallo, fantascienza), hanno voluto metterci la loro voglia di “non prendersi sul serio”, di giocare con l’immaginazione e di tirare anche qualche frecciatina. Da questo piacere, nasce l’arte, intesa come facoltà di vedere il bello in ogni cosa e di esprimere le emozioni in forma visibile. Ne sanno qualcosa i protagonisti del romanzo di Luongo, per i quali l’amore per l’arte è inseparabile dalla loro amicizia, dal gioco e dalla loro stessa esistenza. Un’amicizia accompagnata da tutto questo è fortissima, come un legame romantico o di sangue. Dalla capacità di amare, nasce poi il dolore, inteso come reazione a una perdita: certi cambiamenti mutano anche le relazioni, o generano una vera e propria assenza fisica. La sofferenza è quindi il prezzo dell’essere vivi e dell’avere emozioni; ma è proprio quando si ama che si lasciano tracce perenni di sé. Questo è il messaggio comune che i cinque diversi autori hanno voluto lasciare durante la serata.
Erica Gazzoldi