Egregio Direttore,
quando una persona, con cui si è condiviso un percorso durante gli anni, viene a mancare, si sente sempre la necessità di parlare di lei, di raccontare com’era in vita e ciò che la caratterizzava. In questo modo riusciamo a sentirci più vicini, a sentirla ancora viva tra di noi, ed è in fondo un modo per renderle onore. Davide Rubes, donatore di sangue ed alpino tutto d’un pezzo è improvvisamente scomparso. Era molto legato al Gruppo Alpini di Manerbio, oltre che un attivo volontario dell’Avis locale, donando il sangue, ma anche ricoprendo il ruolo di alfiere. Per noi, che l’abbiamo conosciuto ed apprezzato nei nostri anni di Avis, la sua perdita ci colpisce profondamente e ci lascia un grande vuoto; ci conforta solo il fatto che, con la malattia molto breve, gli sia stata risparmiata una lunga sofferenza. Non ancora sessantenne, il suo percorso si è interrotto quando aveva ancora molto da dare alla sua famiglia, al volontariato e anche come alpino. Quando un alpino come lui “va avanti”, lascia un vuoto nel Gruppo di cui fa parte, visto il solido legame che unisce le “penne nere”: Davide ha lasciato tutti gli Alpini manerbiesi smarriti per la perdita subita. Nato a Montichiari, si era trasferito a Manerbio col matrimonio, ma al suo paese aveva lasciato genitori e fratelli, continuando a svolgere la sua attività nel luogo di origine. Si era ben presto fatto conoscere anche qui da noi per le sue grandi doti di serietà, semplicità e altruismo. Da tanti anni nell’Avis, con numerosissime donazioni di sangue, faceva parte anche dell’organizzazione della sezione, a cui non mancava mai di dare la sua collaborazione e la sua preziosa disponibilità anche come alfiere, portatore del labaro in tutti gli avvenimenti ufficiali. In seguito, poi, alla nascita del Gruppo Alpini aveva subito aderito con entusiasmo, dandosi da fare durante tutti gli eventi, le manifestazioni e le iniziative ordinarie e straordinarie. Davide era fondamentalmente uno che non si metteva in mostra, di buon carattere, molto dinamico, generoso e sempre disponibile anche nei momenti più difficili, come il periodo Covid. Sempre gioviale, riusciva ad essere presente quando serviva il suo aiuto, da persona fidata e responsabile: un Volontario con la V maiuscola che col suo modo di agire ha fatto conoscere la sua umanità. Ci ha lasciati affranti, ma nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta, in un dolore che in questo caso si trasforma in grande solidarietà.
Luigi Andoni e un gruppo di pensionati di Manerbio