Ormai la campagna elettorale per le prossime Amministrative dell’8 e 9 giugno 2024 è entrata nel vivo con la presentazione dei due candidati alla poltrona di Sindaco di Montichiari: Marco Togni e Beatrice Morandi. Due solo candidati, dunque, contro i sei di cinque anni fa, segno evidente di quello che è il vero leitmotiv di questa tornata elettorale: la disaffezione dei cittadini alla Politica. Nonostante, infatti, nel momento in cui scriviamo le liste a sostegno dei due candidati non siano ancora state presentate ufficialmente, si sussurra della grande difficoltà nel trovare monteclarensi disposti a “metterci la faccia”, cioè ad impegnarsi a sostegno dell’una o dell’altra compagine. Delle ben 15 liste fra le quali i cittadini poterono scegliere nel 2019, alle prossime elezioni ne resteranno così solo otto. Saltano quelle di alcune civiche importanti, e una addirittura storica, quali Area Civica Monteclarense, Sinistra Monteclarense e la lista del Movimento Cinque Stelle, mentre anche i Partiti in ascesa a livello nazionale si dice abbiano faticato in paese a completare la lista dei candidati. Per quanto riguarda Area Civica ha reso noto con un comunicato stampa che per queste Amministrative sarà presente in modalità differente e che due dei suoi membri, Gianpaolo Danzì e Ilaria Mancini, entreranno in Montichiari DinAmica. «Non presentare una propria lista non è stata una decisione facile – ha sottolineato il segretario Bignami – ma una scelta responsabile e ponderata mirata a portare qualità competenza in consiglio comunale. Le figure dei due candidati vedranno il supporto di tutto il gruppo di ACM e di coloro che ad essa fanno riferimento». Due saranno anche gli esponenti di Sinistra Monteclarense a confluire nel PD. «Accogliendo la disponibilità che il Partito Democratico ci ha manifestato e proposto – come si legge nel loro comunicato – per costruire una lista unitaria al fine di sostenere la candidata sindaco Beatrice Morandi» Preso atto di tutte le scelte legittime degli orientamenti partitici, è difficile darsi una risposta concreta al fenomeno della “disaffezione politica” a livello locale. Le ipotesi più tangibili che possono essere fatte, però, sono due: da un verso l’estremizzazione ostile, iperbolica, aggressiva che ha assunto la comunicazione politica – infiammata spesso dagli scontri social – e che induce una parte degli elettori ad essere refrattari a schierarsi o anche solo ad esporsi. Per l’altro verso il dover appoggiare liste di orientamenti ideologici diversi, frutto di alleanze percepite anche talvolta come “innaturali”, pur di scongiurare la rielezione dell’Amministrazione uscente, fatto che può demotivare una parte dell’elettorato. E accade così che, al di là dell’antipolitica o della disaffezione politica, posto davanti alla scelta di candidatura (o peggio di voto) l’elettore si trovi a non essere sufficientemente contrario alla lista X, senza essere abbastanza favorevole a quella Y. E il dubbio o l’esitazione non è solo frutto della difficoltà di scegliere tra alternative programmatiche e politiche poco differenziate ma piuttosto della confusione che nasce da una netta distinzione partitica fra le due parti e che genera un dilemma morale prima ancora che politico. Ne segue così che, seppur sofferta o protestataria, quella di non partecipare s’imponga per molti come l’unica soluzione possibile o perlomeno la più liberatoria.
Marzia Borzi