D’inverno le giornate sono più corte e la rotazione degli astri, a seconda delle stagioni, è stata per molti astronomi del passato motivo di molti quesiti, calcoli ed elucubrazioni per spiegare i movimenti del sole e delle stelle. Ai tempi di Galileo Galilei bene o male si sapeva già molto e il noto scienziato italiano aveva intuito anche che la terra non fosse al centro dell’universo.
Ma in tempi più recenti un uomo che abitava qui vicino, a Rudiano, era convinto che quello di Galileo fosse un dannato imbroglio. Giovanni Paneroni, classe 1871, si è fatto conoscere in tutta Europa per le sue tesi a dir poco grottesche, portate avanti con una foga e una testardaggine che impressionanti. Non a caso i francesi usano dire di una tesi senza senso “c’est une paneronnade”.
Le teorie scientifiche fino ad allora prodotte non le capiva… perciò se non lo convincevano, non potevano essere vere (secondo il suo ragionamento). Di professione gelataio, lottava contro il sole rincorrendo l’ombra col suo carretto. Mentre di notte, quando tornava da Brescia dove comprava il ghiaccio, osservava la luna e sembrava proprio che la terra se ne stesse bella immobile quando l’astro percorreva la volta celeste. Da lì cominciò a postulare che fossero il sole e la luna a girare e che la Terra se ne stava ferma.
Passò tutta la vita ad elaborare le sue teorie sulla terra piatta, immobile, col sole largo appena 2 metri che gironzolava attorno al pianeta. I suoi calcoli miravano a distruggere le teorie di Galileo, bersaglio prediletto del Paneroni. Povero spiantato, pur di raggiungere i grandi convegni astronomici dove si faceva sempre notare (e dove tutti gli scienziati gli davano dell’asino), Giovanni ci andava anche a piedi. Successe ad esempio quando andò a Genova. Tanta fatica a piedi per poi proporre una sua soluzione per misurare la distanza tra la terra ed il sole: infilare una serie di tubi l’uno sull’altro finché, toccata quella sfera d’argento, se ne poteva misurarne la lunghezza…
Si presentava ai convegni e voleva prendere sempre la parola. Prima si era accontentato delle piazze, ma la gente non lo seguiva o non lo capiva. Perciò era chiaro che la sua teoria andava spiegata agli intellettuali, agli universitari, e in quei luoghi disseminava volantini, attaccava manifesti e imbrattava i muri con i suoi slogan: «Paneroni da solo fermò la Terra, indi spedì Galileo al suo destino. La Terra non gira, o bestie!». Slogan che a volte gli procuravano dei guai: «L’era fascista senza quella di Paneroni fa schifo». Infatti, nel 1938 qualcuno pensò di rinchiuderlo per un periodo in manicomio. Ovviamente non era pazzo, semplicemente all’epoca non si capiva il fenomeno dei complottisti. E i complottisti di oggi, dovrebbero rifletterci sopra, perché ai cosiddetti “poteri forti” sarebbe bastato continuare a far rinchiudere la gente in manicomio. Oggi una bella fetta di persone che non sa filtrare l’enorme mole di informazioni del web, farebbe la fine di Paneroni in un altro contesto socio-politico.
Giovanni Paneroni morì a Rudiano nel 1950, lasciando un testamento nel quale destinava le sue carte alla moglie, scrivendo che un giorno l’avrebbero resa ricca, ed enunciando il suo “perdono” agli astronomi «che tanto male mi fecero ingiustamente». Era proprio convinto…
Eppure un suo ammiratore inaspettato, non per le sue teorie ma per il carattere con cui le onorava, si sarebbe rivelato essere nientemeno che Indro Montanelli, il quale disse: «Campeggia nei miei più giovanili ricordi come un Don Chisciotte: l’eroe fra tutti da me preferito e a cui faccio colpa a Brescia e ai bresciani di non aver dedicato né una piazza né una strada: Paneroni. […] Io voglio un monumento a Paneroni e un loculo accanto al suo».
Per chi fosse curioso della sua vita, recentemente sono stati scritti due libri: uno saggistico, Una terra piana ed infinita di G. Massenza; ed un altro più adatto ai bambini sotto forma di fumetto, La terra non gira, o bestie! di R. Viesi.
Alberto Fossadri