Egregio Direttore,
la sensazione più o meno piacevole dei ricordi riguarda tutti noi ad ogni età, anche perché cerchiamo sempre di osservarli sotto una luce benevola, nonostante, in certi momenti, si senta il desiderio di scandagliare più a fondo le pagine del nostro passato. Accade, a volte, di sentirsi spinti a mettere per iscritto situazioni dettagliate e precise di eventi che ci hanno coinvolti o sconvolti durante la nostra vita. Si dirà che questo è un lontano parente del “diario”, a cui si confidano, fin da ragazzi, i segreti più intimi, senza dare troppe spiegazioni, a differenza di quando ci si cimenta nella stesura di una vera e propria autobiografia, impresa che, finalmente, ti “obbliga” a fare pace con il tuo passato.
È quanto è successo a me in un imprecisato giorno di qualche anno fa, quando, all’improvviso, mi sono messo a contemplare le varie fasi della mia esistenza con l’entusiasmo del ragazzo un po’ ribelle, qual ero sessant’anni or sono. La spinta decisiva me l’ha data il mio carissimo amico Francesco, per tanti anni segretario dell’AVIS di Manerbio, attraverso suggerimenti e consigli, e col suo quotidiano incoraggiamento affinché continuassi la stesura del racconto della mia giovinezza. Posso dire solo adesso di essere veramente riuscito a realizzare un mio sogno, quello di scrutare nel mio intimo, rivivendo, scrivendo, e facendo conoscere anche ai lettori momenti di felicità, oltre che di sofferenza e miseria, vissuti con le mie famiglie e i tanti amici incontrati e che mi sono stati vicini negli anni. Arrivò anche il momento di dedicare ogni minuto libero nella giornata alla stesura del canovaccio, prima, e poi del racconto reale dei fatti. La stesura dell’opera si concluse relativamente in breve tempo, ma restava lo scoglio della correzione globale.
Per questo, devo rivolgere il mio “grazie” a Sarre, già famoso presidente e anima dell’Università
Aperta degli Anziani di Verolanuova (U.A.V.), per avermi donato numerosi pomeriggi, dedicati alla
correzione dello scritto, nella quiete della sua casa, sempre pronto a limare e sistemare le mie pagine, spesso scritte di getto, frastornato com’ero, a volte dense di descrizioni affannose. Grazie per essersi immedesimato nel mio piccolo mondo, nel paesello natio, nel mio affollato nucleo familiare, da comprendere ed amare. Non trovo espressioni adeguate per manifestare la riconoscenza dovuta
proprio a Sarre, colui che ha saputo emendare i miei pensieri alla luce e al buio delle emozioni di
questo mio viaggio a ritroso nel tempo. Un doveroso ringraziamento va anche alla giornalista Viviana,per i consigli sulla pubblicazione e sulla presentazione del libro. Per ultimo, ma non per importanza, enorme gratitudine pure all’editore Paolo Lombardi, che ha creduto in me e nel mio scritto, provvedendo ad impaginare e stampare la mia opera, con grande perizia. “Ragazzo di una volta, un gnaro de San Ròc de Erölanöa” è il titolo dello scritto, semplice ma efficace. Devo confessare a questo gruppo di persone eccezionali che non sarei mai riuscito in questa avventura letteraria da pseudo scrittore senza la loro appassionata e generosa disponibilità
Luigi Andoni