L’arte di narrare è una delle più antiche ed ha molte declinazioni. Nel Terzo Millennio, è ancora possibile pensare ai cantastorie di piazza, che portano storie da tutto il mondo ad ascoltatori di passaggio? Ha risposto la compagnia Cicogne Teatro, per mezzo dell’attore Abderrahim El Hadiri. Quest’ultimo è stato allievo proprio di un cantastorie di Marrakech e ha riadattato la sua arte per i bambini di Manerbio, in uno spettacolo diretto da lui e da Claudio Simeone. Il 1 settembre 2023, al Parco Rampini, i piccoli e le loro famiglie sono stati invitati ad ascoltare le fiabe e gli aneddoti inscenati da El Hadiri, coi mezzi semplici ma efficaci di cui il teatro di piazza può disporre. Un fondale di stoffa, pochi oggetti per terra, un tappeto – e voilà, il “Marocco della fantasia” era servito. Ma le vicende narrate non erano solo nordafricane. Vi si ritrovavano motivi ricorrenti anche nel folklore italiano, nonché vicende mitologiche indiane e latine. L’iniziativa era firmata dal Comune di Manerbio e dalla nostra Biblioteca Civica, con un contributo economico privato.
El Hadiri, con la sua mimica brillante, ha fatto vivere tiritere in stile “Alla fiera dell’est”, ricorrenti nella letteratura popolare di luoghi e culture differenti. Ha presentato il personaggio proverbiale di Giuha, il furbo per eccellenza, che ha però avuto bisogno di pagare a peso d’oro i buoni consigli per poterseli ricordare. Ha parlato del re Suleyman, leggendario per la saggezza (la somiglianza fra il suo nome e quella del biblico Salomone, probabilmente, non è casuale). Insieme, Giuha e Suleyman sono protagonisti di alcune storie, fra cui una che ha probabilmente ispirato “Samarcanda” di Roberto Vecchioni: una vicenda in cui l’ineluttabilità della Morte non può essere sconfitta nemmeno dalla furbizia unita alla saggezza e al potere. Ma c’è stato posto anche per il mito ovidiano di Filemone e Bauci, esempi di semplicità e amore indissolubile. Una leggenda indiana, invece, ha raccontato di come il divino abbia cercato di nascondersi dagli uomini, trovando un espediente davvero geniale. Una storiella di pecore insidiate da una belva ha poi permesso di riflettere sulle lungaggini procedurali che spesso impediscono di venire in aiuto a persone in carne ed ossa. Non meno interessante e dolceamara è stata la storia vera di El Hadiri sul suo arrivo in Italia: niente tragedie, in questo caso, ma un equivoco riguardante l’ordinazione del caffè al bar. Ritrovarsi in un Paese di cui non si conosce la lingua è un’esperienza che rende reale il surreale. Ognuna delle storie raccontate da El Hadiri, però, era perfettamente “al suo posto”, nella terra immaginaria della fantasia. Almeno nel Paese delle Fiabe nessuno è straniero.