Da settimane gira per il paese e sui principali social network una manifesta preoccupazione riguardo l’approvazione del progetto dei Giardini Pubblici Alcide de Gaspari, di cui sono già iniziati i lavori di realizzazione. Nella documentazione depositata sul sito del Comune, si legge l’intenzione di aumentare il manto erboso e di riproporre la forma di antichi camminamenti che tengano viva la storia del luogo. Un approccio giusto, sostenibile e, allo stesso tempo, volto alla tutela della tradizione di un ambiente a cui gli orceani sono indissolubilmente legati e affezionati.
Ci sono però alcuni aspetti che preoccupano gli orceani, da qualcuno già notati alla visione dei rendering affissi alla recinzione del cantiere. Aspetti che giustificano il dibattito che si è creato sulla questione e che meritano la formalizzazione di una serie di richieste rivolte all’Amministrazione Comunale.
Primo tra tutti, impossibile da ignorare in questo luglio cocente, la scarsità di zone d’ombra che accompagnerebbe la realizzazione del progetto ormai approvato. La scelta (doverosa) di mantenere i secolari e meravigliosi tigli centrali non può compensare la decisione, per molti inaccettabile, di sradicare il doppio filare più interno di aceri sul camminamento esterno. I due doppi filari attuali, separati dal camminamento pedonale/ciclabile, garantiscono un’ombra vera e veramente apprezzabile, intrecciando le rispettive ombre e garantendo giovamento e frescura non più possibili dimezzando la massa arborea e, di conseguenza, fogliare. Intervenire su un parco diminuendo le zone d’ombra non è sostenibile con il clima estivo delle nostre terre, tuttalpiù considerando che il caldo torrido, secco e cocente che stiamo sperimentando negli ultimi anni è destinato ad irrigidire la sua morsa in quelli a venire.
Come se non bastasse, gli orceani conoscono e riconoscono il valore storico, oltre che di tradizione, degli aceri del parco Alcide de Gasperi: la conformazione a due doppi filari risale infatti al periodo austriaco. Nell’ottica di “ritrovare la storia del parco, riportando alla luce il suo disegno storico, e valorizzando i monumenti presenti”, perché non mantenere anche questi due filari più interni, preziosi anche dal punto di vista ecologico, ambientale e di vivibilità? Dobbiamo anche considerare che se la sradicazione rappresenta un costo non indifferente, mantenerli così come sono non aggiunge nessuna spesa.
Tutto questo nonostante nella relazione tecnica del progetto venga dichiarata l’intenzione di rendere il parco “il cuore verde pulsante della cittadina”: come è possibile senza aumentare, ma addirittura diminuendo, la quantità di alberi presenti? Le siepi di arbusti previste dal progetto sono senz’altro una bellissima idea, ma gli arbusti non fanno ombra e non danno il contributo ecosistemico di un albero, né lo stesso livello di protezione dal calore e dalla luce solari. Oltre al mantenimento degli alberi già presenti, la proposta di diversi cittadini, alcuni sui social e altri rivoltosi direttamente al nostro gruppo, è quella di aumentarne la quantità, di piantare, accrescere e ringiovanire davvero il nostro bellissimo parco, rendendolo concretamente il polmone verde di cui abbiamo bisogno e che abbia tutte le caratteristiche per portare, come dichiarato nelle intenzioni del progetto, “persone di diverse fasce di età a frequentare un’area verde comunale”.
Su questa scorta, un ultimo motivo di preoccupazione e un’ultima richiesta di ascolto riguarda la sorte dei tigli che vivono il centro dei giardini. Nella relazione tecnica del progetto si parla di interventi e di potatura, al che diventa necessario ricordare che la loro unicità, bellezza e sicurezza nasce dal fatto di aver subito storicamente pochi interventi di potatura massiccia e standardizzata che ha riguardato invece altri gruppi di tigli ad Orzinuovi (si veda, ad esempio, il recente caso di viale Isonzo). I botanici insegnano (e hanno insegnato anche a noi) che la potatura va eseguita con accortezza, mantenendo la forma originaria dell’albero, senza stravolgimenti e, soprattutto, con un’alta specificità. E questa attenzione è assolutamente dovuta quando si parla dei tigli secolari dei Giardini pubblici.
Gli orceani osservano, si confrontano, si preoccupano. Che sia tra i ciottoli della piazza o al tavolino di un bar, che sia su whatsapp o su un gruppo facebook, quando si toccano i luoghi storici e tradizionali di Orzinuovi a cui sono più affezionati, avvertono forte e vivo il diritto e dovere di farsi sentire. E non lo fanno perché hanno voglia di criticare, perché si annoiano o per eccessivo tempo libero: lo fanno perché vogliono il meglio per il paese, bellissimo, che hanno sempre abitato e che consegneranno un giorno alle generazioni future. Lo fanno
perché credono di poter contribuire, nel loro piccolo, a decisioni che reputano importanti, convinti che il parere popolare abbia ancora un valore. Lo fanno perché i luoghi intrisi di storia, vita e ricordi orceani sono e saranno sempre Bene Comune.
E tra gli stessi ciottoli e tavolini e pagine social, auspicano una revisione del progetto che tenga conto del loro sentire e, perché no?, un momento di confronto pubblico, magari in occasione dell’imminente Fiera. Speranzosi,
Laura Giuliani per il gruppo Partecipiamo e gruppo Campovivo