L’istituto Pascal Mazzolari conta CIRCA 1300 studenti nelle sedi di Manerbio e Verolanuova e offre un vasto piano formativo che comprende oltre ai licei, quattro indirizzi tecnici (elettrotecnica, elettronica, meccanica e meccatronica e telecomunicazioni). Un’importante realtà sul territorio della Bassa Bresciana che riesce a soddisfare le esigenze di un’ampia platea di giovani. Cosa chiedono alla scuola gli studenti di oggi?
Chiedono, anche senza esserne consapevoli, che gli si accenda la testa, che gli si insegni a pensare e fare cose, che ne generano tante altre in maniera reticolare e contemporanea, e che li si renda protagonisti dell’atto di imparare. Chiedono, anche senza avercelo che sia scritto a lettere di fuoco in testa e pure con qualche ribellione, di essere impegnati e non annoiati, on e non off. Chiedono una preparazione adeguata a intraprendere gli studi universitari ed un’adeguata formazione per avere chance nell’inserimento nel mercato del lavoro. Già queste due richieste ci danno l’idea di quale lavoro è richiesto all’insegnante oggi. Ma chiedono anche una scuola al passo coi tempi, aperta al mondo e al territorio, che corre sempre più in fretta. Essere, come istituto, consapevoli di queste esigenze dei ragazzi è un passo importante, le fondamenta su cui poggiare il nostro edificio e l’offerta formativa del Pascal – Mazzolari, che ha al suo interno percorsi formativi differenti perchè differenti sono le teste dei ragazzi nella complessità della realtà: un polo tecnico – scientifico a Manerbio e uno socio – economico a Verolanuova; e poi, all’interno di ciascuno dei due, ci sono percorsi tecnici e liceali, che dovrebbero dialogare sempre di più. A dire il vero gli indirizzi tecnici, tra i due paesi, sono ben sette, 4 tecnico – tecnologici a Manerbio e 3 economici a Verola, con solidi legami al mondo produttivo del territorio.
I licei, negli ultimi decenni hanno subito profonde trasformazioni in termini di indirizzo, ma non solo. Questo cambiamento, secondo Lei, consente all’offerta formativa attuale di essere al passo con i tempi?
Certo l’input al cambiamento viene spesso attraverso riforme ministeriali, ovviamente sostenute da riflessioni pedagogiche e didattiche, che l’insegnante prova a fare sue. Ma la base del cambiamento sono i docenti e gli studenti, quando nel quotidiano fanno cose nuove, pensate e messe in atto. E quando le scuole sono a contatto con la migliore realtà e cercano di portarla al proprio interno. Certo, il sistema liceale, caratterizzato da un maggior grado di astrazione, appare meno al passo coi tempi; appare. Ma ci sono margini di manovra ed infatti in termini di offerta, credo si siano fatti molti passi avanti nel cercare d’interpretare il caleidoscopio delle esigenze attuali, nel mercato del lavoro e dello studio avanzato. Probabilmente la scuola non ha ancora completamente trovato la chiave di lettura della società odierna. Dobbiamo comunque considerare che il limite più grande è rappre-sentato dal prefigurare, dall’immaginare come odierni scrittori di libri di fantascienza, ciò che ci attende il futuro. Bisogna essere visionari: non è da tutti esserlo e soprattutto le Istituzioni non possono, per loro natura, esserlo. Quindi la Scuola è costretta ad inseguire e mai essere capofila: è uno sforzo che, però, dobbiamo compiere e ci piacerebbe sovvertire. Non potremo mai essere Università, dove ci si prepara, per alcuni almeno, a divenire esploratori delle sterminate praterie dell’ignoto. Nonostante ciò, potremmo diventare un gradino significativo di questo processo.
Dall’anno scolastico 2018-2019 allo scientifico di Manerbio è stato introdotto il potenziamento biomedicale. Perché? in cosa consiste e come è stato accolto dagli studenti?
E’ un esempio di margine di manovra. Da un lato nel liceo scientifico di Manerbio c’è un trend, che definirei quasi “storico”: da anni una percentuale di tutto rispetto dei nostri maturati supera con successo i test di ammissione alle facoltà di medicina o infermieristiche, naturalmente a prezzo di un’estate di studio al termine degli esami di maturità. Mi lasci dire… Non è da tutti! Un orgoglio per il Pascal, di cui vado fiera anche se purtroppo non ho contribuito!! ( non c’ero ancora!!) ma che voglio sottolineare perchè è un dato che mi inorgoglisce e che mi rende fiera dei miei docenti!
Tornando a noi… E’ venuta, perciò, da loro e dalle loro famiglie l’esigenza di una preparazione più approfondita, ampia, diretta e sperimentale nel grande ambito della biologia e delle scienze naturali per poter affrontare i test selettivi, certo, sempre con grande impegno, ma con un pizzico in più di disinvoltura.
Del resto a Manerbio, così come nella Bassa, ci sono strutture del settore sanitario, che permeano la cultura, oltre che le professioni della nostra realtà, improntate al “take care” dei cittadini: gli Ospedali di Manerbio e Leno, i centri diagnostici convenzionati, le case di riposo. E questo se guardiamo a ieri e oggi. Ma dall’altro lato sappiamo che ci attende un domani caratterizzato da un generale invecchiamento della popolazione, bisognosa di assistenza e di cure. Di questi aspetti si è tenuto conto quando si è strutturato la proposta formativa del potenziamento bio medico del liceo scientifico: un’ora in più di scienze nel biennio e due nel triennio, non solo per offrire più conoscenze, ma più competenze con ore di laboratorio e attraverso lo stretto contatto con il territorio e gli enti locali. Da qui la sottoscrizione di una convenzione con l’ASST del Garda, che contiamo di ampliare con un progetto di “Scuola in Ospedale” con il neo Direttore Generale dott. Scarcella. Ovviamente la risposta di ragazzi e genitori è stata positiva e pronta: una delle due classi di liceo scientifico nasce con questa curvatura bio medicale anche nel prossimo anno scolastico.
Mi permetta di aggiungere che, proprio perchè il quadro della salute e della cura è complesso e vasto, da tre anni è attivo a Verolanuova un Istituto Professionale per la Salute e l’Assistenza Sociale, che sta crescendo e rafforzandosi e che avrà sempre più energie da offrire.
Tempo fa si era soliti distinguere i licei dagli altri indirizzi tecnici, come se esistessero scuole di seria A e di serie B. Oggi questa netta differenziazione non esiste più e gli indirizzi tecnici offrono un piano formativo altamente qualificato e vicino al mondo del lavoro. Quali sono le novità, su questo fronte, negli istituti tecnici del Pascal Mazzolari?
In realtà la divisione (settaria e snobistica) tra i licei, percepiti come le scuole che forniscono la conoscenza superiore e cultura, dagli Istituti tecnici, destinati a produrre individui tecnici, con conoscenze e competenze meramente pratiche, rappresenta allo stato attuale del primo ventennio del ventunesimo secolo, non solo fuorviante ma denso di pericoli. Non si può pensare che un giovane non abbia una summa di entrambe le facce della medaglia del sapere. Con la sola conoscenza intellettuale/teorica o con la sola conoscenza pratica non si va più in nessun luogo: è necessario che le competenze siano strettamente integrate. Non è una questione di contenuti, ma di saperli utilizzare ed integrare: il sapere è immenso.
So che avete importanti progetti che riguardano i corsi post diploma.
Ne abbiamo, sono numerosi e scoppiettanti… ma per scaramanzia, preferiamo rimandare la celebrazione ai prossimi mesi. Sì, è vero stiamo mettendo tante energie e intessendo certosine sinergie con il territorio affinché il Pascal-Mazzolari diventi un Scuola di riferimento anche per il post-diploma. Ne parleremo il 18 Maggio, giorno in cui sette Aziende della zona verranno a scuola per incontrare i ragazzi… la aspetto se vorrà esserci… le diremo meglio!
Il mondo imprenditoriale bresciano guarda con particolare attenzione alle “nuove leve”. I giovani sono aperti dinamici e attivi. So che gli studenti del suo istituto sono particolarmente richiesti per ciò che concerne la ricerca e stanno portando avanti un progetto molto interessante…
Infatti, a tutto quanto ho appena espresso, è importante che si metta in conto una più stretta e fattiva collaborazione tra Scuola e Mondo del lavoro, che possa permettere ai ragazzi di esperire modalità applicative delle competenze acquisite. La collaborazione deve, a mio parere, superare la mera esperienza in Azienda, importante ma troppo spesso limitata ad un’osservazione passiva o condotta con impieghi troppo orientati verso il basso degli allievi. Tali modalità, a mio parere, banalizzano eccessivamente l’esperienza, la privano di contenuti e stimoli. Un’integrazione più profonda dei processi formativi e produttivi, attraverso una collaborazione tra Scuola e Aziende, fatta di progetti comuni, può, nel nostro modo di vedere, creare sinergie ottimali per una crescita delle competenze e della consapevolezza dei nostri studenti. Per la ricerca azione la nostra Scuola si presta ad offrire le proprie competenze ed il proprio entusiasmo, fatto in primis dall’energia dei nostri ragazzi. Non c’è dubbio che la nostra società, se vuole sopravvivere, deve trovare sempre più spazi per la ricerca anche in ambito Aziendale: ciò che vale oggi, già domani stesso (non un domani futuro) può essere superato. Chi, se non i nostri ragazzi, anche coloro che non proseguiranno negli studi, è chiamato a questa sfida!
Il piano dell’offerta formativa dell’anno in corso è stato intitolato “Uno sguardo al futuro”. Innovazione, ricerca e apertura verso il mondo del lavoro potranno assicurare ai nostri giovani un futuro professionale dignitoso e appagante?
Credo di sì. Nulla è perfetto e tutto è perfettibile. Quindi dovremo vedere in corso d’opera i percorsi e le attività. Ma non c’è dubbio che Scuola e Aziende devono parlare guardandosi negli occhi, trovare percorsi ed interessi comuni. La Scuola deve interfacciarsi con le Aziende, chiedere a loro dove va il Mondo, quali sono le competenze richieste a chi si affaccia sul mercato del lavoro. Il Mondo produttivo deve a sua volta aiutare la Scuola a fornire agli studenti le competenze necessarie, in un gioco dove entrambi si arricchiscono. Non dobbiamo dimenticare due cose: la prima che il periodo più creativo di una persona è posto tra i venti e i trent’anni e che le Aziende faticano ad assumere neodiplomati o neolaureati (ahinoi! Perdendosi un momento prezioso ,che spesso coincide con disoccupazione altissima) in quanto finora, Scuola ed Università non sono stati capaci di trovare il modo più efficace per fornire competenze adeguate. Dalla Scuola e dall’Università italiane escono per lo più diplomati e laureati saturi di contenuti, ma scarsamente dotati di competenze, ovvero di capacità di utilizzo efficace di quei contenuti. L’interazione tra Scuola e Mondo produttivo potrebbe essere la chiave di volta per fornire finalmente ai ragazzi quel curriculum necessario ad arrivare all’avviamento al lavoro con quelle competenze richieste dal Mondo lavorativo. L’esperienza fornita dagli input del Mondo del lavoro (ad esempio attività condotte in équipe, dove le richieste delle Aziende viene affrontata e risolta dai ragazzi secondo le rispettive competenze) potrebbe portare alla maturazione delle capacità di lavorare in team (in Italia aspetto del lavoro da sempre negletto: siamo stati e siamo tutt’ora individualisti) e di acquisire le esperienze indispensabili da spendere nel resto della vita lavorativa. Toglierebbe l’alibi alle Aziende di non assumere i giovani perché privi di esperienza e darebbe ai ragazzi una maggiore consapevolezza nella propria forza creativa e capacità di collaborazione con gli altri.
Un’ultima domanda. Cosa manca ancora alla scuola superiore italiana (se manca qualcosa) per essere al passo con i tempi?
In parte penso di aver anticipato questa domanda. La Scuola Italiana è ancora legata ad una visione prettamente contenutistica della preparazione. Si stanno facendo passi importanti per uscire da questo vicolo cieco. La preparazione per competenze trasversali e l’ultima elaborazione dell’Esame di Stato vanno verso l’obiettivo di cambiare il nostro modo di operare. Di certo tutte le comunità sono fatte da persone, siano Istituzioni pubbliche o Aziende, e cambiare significa anche convincere tante teste che le cose fatte finora non sono sbagliate, ma sono inattuali, non più al passo con i tempi. Il mondo cambia, è sempre cambiato. In un mondo così, definito da Bauman, liquido proprio per la velocità dei cambiamenti, che mutano la nostra comunità, le nostre teste e le nostre anime, come possiamo pretendere che ciò che andava bene per noi, che ci hanno insegnato quando eravamo bambini, negli anni sessanta settanta, ottanta, o anche novanta del secolo scorso possa essere riciclato come se niente fosse ai nostri allievi, ai nostri figli o addirittura nostri nipoti? E’ uno sforzo inutile, non solo: assolutamente sciocco! I primi rappresentanti della società che si devono far carico del metabolizzare i cambiamenti, assecondarli, incanalarli, siamo noi insegnanti ed educatori. Nonostante gli insegnanti siano dileggiati, al pari degli arbitri di calcio, nonostante siano mal pagati e non ricevano dalla società neppure quel minimo sostegno, gratuito tra l’altro, di doveroso riconoscimento sociale, in quanto impegnati in un compito impari e ingrato, con i limiti, innegabili, comuni a tutto il genere umano, dovrebbero trovare il colpo di reni, l’impeto d’orgoglio per dare una svolta al loro ruolo. E noi… siamo fiduciosi che questo avvenga… diciamo… che ci stiamo lavorando!
Barbara Appiani