Industriale tessile, senatore del Regno d’Italia, nobile, illustre mecenate: Giovanni Treccani degli Alfieri, nato nel 1877 e scomparso nel 1961, il più illustre monteclarense del Novecento, fu tutto questo e come non ricordarlo a cent’anni esatti da quella straordinaria operazione che fu l’acquisto della Bibbia di Borso d’Este? Lo splendido codice miniato di metà Quattrocento, opera di Taddeo Crivelli e di altri miniatori del tempo e tra i massimi esempi rinascimentale di quest’arte, dipinto in ogni pagina nel recto e nel verso, fu da lui donato allo Stato italiano nel 1923. Come annota il sito della “Treccani” a promuoverne la causa fu l’intellettuale Giovanni Gentile, che dell’Istituto dell’Enciclopedia fondato dall’industriale fu direttore scientifico: anziché procedere alla creazione di una Fondazione meglio sarebbe stato riscattare il prezioso codice miniato onde evitare che una biblioteca privata americana, fortemente interessata, potesse privare per sempre l’Italia dell’insigne tesoro. In soli cinque giorni Treccani a Parigi riuscì nell’impresa: era il 1° maggio quando si siglava l’accordo che a fronte di un esborso di 3,3 milioni di franchi francesi (pari a 5 milioni di lire dell’epoca, oggi 4 milioni di euro) egli veniva in possesso della Bibbia. “Secondo il contratto di acquisto – si legge ancora sulla “Treccani” – il codice sarebbe rimasto di proprietà personale dell’acquirente. Questi però, coerentemente con le sue idee, non solo rifiutò un’allettante offerta di acquisto della Morgan Library (4,3 milioni di franchi, che gli avrebbero consentito il recupero dell’intera somma spesa oltre a un guadagno aggiuntivo), ma decise anzi che la Bibbia di Borso dovesse appartenere all’intera nazione. Si affrettò quindi a telegrafare al capo del governo Mussolini per comunicargli che intendeva fare dono dell’opera allo Stato italiano. Al suo ritorno, perfezionò sul piano legale la restituzione, che venne qualificata come donazione privata”. Un’operazione, questa, che ebbe una vasta risonanza in tutto il mondo e riconoscimenti pubblici quali la cittadinanza onoraria attribuita a Treccani dalla città di Ferrara, dove la Bibbia fu realizzata su commissione dell’illuminato duca della città, Borso d’Este (da cui il nome), e di Modena, che l’aveva custodita per tre anni. Di fronte alla volontà di più località di accaparrarsi il codice miniato il Re Vittorio Emanuele III optò per il capoluogo emiliano della Ghirlandina, dov’è tuttora esposta presso la Biblioteca Estense, sigillo del genio artistico ed anche della generosità di un conte monteclarense. Una riproduzione integrale in due versioni, datata 1961 e donata da Ubi Banca al Comune di Montichiari nel 2011 in occasione dei 50 anni dalla morte di Treccani, è consultabile presso la locale biblioteca.
Federico Migliorati