Un docu-film che racchiude al contempo la storia dell’amore tra una madre e una figlia capace di superare la morte e la testimonianza della pandemia, quando la solitudine creò una cesura anche negli affetti più cari: “Il canto delle cicale”, scritto, diretto, montato e prodotto dalla regista monteclarense Marcella Piccinini (in foto), presentato la scorsa estate al 18° Biografilm Festival di Bologna e a fine gennaio al Trieste Film Festival, è pronto per essere fatto conoscere anche al pubblico della città dei sei colli. Da sabato 4 a martedì 7 marzo sarà protagonista infatti nella Sala della Comunità del Cinema Teatro Gloria per merito del curato don Italo Uberti. “Il canto delle cicale” è un intenso racconto autobiografico della malattia della madre della Piccinini, Annamaria De Giovanni (1946-2021), in cui si ricostruisce il rapporto tra le due (in foto in una frame del film) in forma di diario, con spunti tra gli altri di Franco Piavoli e Gianni Sofri e le poesie di poeti cari comeGianni Rodari e il sanremese Luciano De Giovanni (il nonno della regista, apprezzato da Pablo Neruda, Carlo Betocchi e Italo Calvino, scomparso a Montichiari nel 2001). La colonna sonora è costituita dalle canzoni di De Andrè mixate alle musiche di Marco Biscarini, già autore della colonna sonora del lavoro della stessa monteclarense su Joyce Lussu. “Questo non è solo il film che racconta la storia di una donna, nello specifico mia mamma – ci spiega la stessa Piccinini, allieva di un mostro sacro del cinema come Marco Bellocchio – e non è solo la nostra vicenda: è anche la storia di tantissime persone che hanno perso i propri cari in maniera drammatica e che durante il Covid hanno vissuto in una sorta di bolle isolate. Ascoltando diverse testimonianze ho potuto capire che i fatti accaduti sono tutti molto simili, per questo ho lottato per realizzare l’opera: è un modo per provare a rompere un silenzio assordante”. E se i Festival costituiscono una vetrina di indiscusso valore, siglare il debutto in una sala italiana proprio a Montichiari è oltremodo significativo: “La proiezione al Cinema Gloria – prosegue – è un po’ come riportare mia mamma a casa: pur essendo nata a Sanremo è infatti vissuta e ha insegnato per molti anni in questa città. È dunque tornare in mezzo a tutte le persone che le hanno voluto bene e ciò è possibile grazie a don Italo, un prete straordinario che mi ha sostenuto e incoraggiato nel realizzare il film. Credo sia un sacerdote modello, con una vasta cultura cinematografica: per merito suo a Montichiari sono proiettate pellicole presentate nei migliori festival italiani e stranieri, che affrontano diverse problematiche”. Ora anche “Il canto di cicale”, dedicato “a tutte le persone che non sono riuscite a salutarsi” e della durata di 69 minuti, avrà il suo spazio e per molti monteclarensi sarà come vivere un percorso nel tempo recente, un viaggio emozionante nella vita vera, tra paure, angosce e speranze, affrontato con la delicata sensibilità di una grande regista.
Federico Migliorati