Premiato anche lui insieme al dott. Adriano Pagani lo scorso novembre con la massima onorificenza rovatese, “Il Leone d’oro”, il dott. Carlo Cossandi, classe 1931, ha avuto una carriera ed un’esperienza di vita davvero degne di nota. Queste le motivazioni espresse dal riconoscimento assegnatogli: “Leone d’Oro al dott. Carlo Cossandi per la lunga e proficua carriera professionale dedicata al mondo agricolo ed in particolare ai giovani agricoltori della provincia di Brescia. Per il suo encomiabile impegno alla vita comunitaria di Rovato, culminata con l’esperienza particolarmente proficua di Sindaco e per la sua instancabile e tenace dedizione alla vita sociale della Sua città”.
Laureatosi in Scienze Agrarie, ha svolto la propria attività professionale nella Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Brescia di cui è stato funzionario, vice direttore indi direttore; è stato coordinatore provinciale dell’INIPA (Istituto Nazionale per l’istruzione Professionale Agricola); segretario dell’Associazione Provinciale Clubs 3 P (Provare Produrre Progredire); per oltre un ventennio è stato componente della Giunta della Camera di Commercio di Brescia e del Consiglio dell’Unioncamere della Lombardia in rappresentanza di Coldiretti. Presidente dell’istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna dal 1981 al 1986; presidente del Consorzio Agrario Provinciale di Brescia, ed infine, membro della Commissione degli esami di stato per l’abilitazione alla professione di Dottore Agronomo e Dottore Forestale alla Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università Statale di Milano.
Il Dott. Carlo Cossandi vanta anche un grande trascorso nella vita politica ed amministrativa della città di Rovato. È stato consigliere comunale col sindaco Andrea Cazzani, consigliere ed assessore col sindaco Giacomo Medeghini, quindi sindaco di Rovato dal 1969 al 1975; in seguito ancora consigliere comunale e capogruppo della Democrazia Cristiana. Ha ricoperto inoltre numerosi altri incarichi.
I – Dott. Cossandi il “Leone d’oro” è sicuramente un’onorificenza di prestigio a Rovato, come ha vissuto questo riconoscimento da parte della sua città?
C. C. – «Per me è stato un onore che ho grandemente apprezzato. Il primo sentimento è stato quello di riconoscenza verso l’Amministrazione Comunale nelle persone del sindaco Tiziano Belotti, della presidente del Consiglio Comunale Roberta Martinelli e del Consiglio Comunale tutto. Nel momento della premiazione ho rivissuto come un film dove ho passato velocemente in rassegna tutta mia attività. Ho davvero gradito la lettura della motivazione di questa onorificenza di cui ero completamente all’oscuro e che mai avrei immaginato mi fosse assegnata. L’evento mi ha dato l’opportunità di ripensare alle mie due principali attività: quella professionale e quella politico-amministrativa come sindaco a Rovato: ho pensato, pertanto, di dedicare questo riconoscimento al mio consiglio comunale di allora dove insieme, maggioranza e opposizione, contribuirono al raggiungimento di importanti obiettivi per il paese. È stato quindi doveroso condividere con loro questo riconoscimento al di là del contrasto politico che, in politica, fa parte della normale dialettica fra le parti».
I – Dal 1969 al 1975 è stato sindaco, quali sono state le principali criticità che ha dovuto affrontare nella Rovato di allora e come è stata la sua esperienza politica in generale?
C. C. – «Quel periodo fu, non solo per Rovato ma per tutta l’Italia, di grandi cambiamenti e di contestazione sociale. I moti del 1968, che passarono alla storia come “Moti Studenteschi” coinvolsero, negli anni a seguire, tutte le categorie che rivendicavano riforme e diritti: dagli studenti, ai lavoratori delle fabbriche, ai dipendenti della sanità. Anche il mondo agricolo era in forte agitazione e protestava contro le importazioni di latte, prodotti caseari e carni. Rovato, noto per il mercato del lunedì, venne indicato a sede di una grande manifestazione di protesta del mondo agricolo che avrebbe dovuto coincidere con la Fiera del Lombardia Carne. Avendo la percezione di una grande partecipazione ed avvisaglie di animi sempre più accesi, venne sospeso il mercato e la fiera del Lombardia Carne.
In effetti la manifestazione fu particolarmente partecipata, intensa e accesa, chiedevano a gran voce il blocco delle importazioni di latte e carne e sostegni all’agricoltura. La piazza chiedeva anche la liberazione di alcuni giovani dimostranti imprigionati a Canton Mombello accusati di aver tolto i sigilli ad alcuni carri di bestiame provenienti dall’estero, in sosta alla stazione ferroviaria di Rovato, e liberato alcuni animali a vagare fra i binari.
Cercai in ogni modo di calmare gli animali insieme all’onorevole Faustino Zugno, al comandante dei vigili urbani Tarcisio Mombelli e ad alcuni colleghi della Coldiretti. Improvvisamente apparve un gruppo di militi in assetto antisommossa e fu subito CARICA … !!! Fu il finimondo, scoppi, lanci di lacrimogeni e bastoni che volavano da tutte le parti. Continuò il blocco stradale che fu tolto nel primo pomeriggio quando rientrarono alcuni giovani da Canton Mombello.
Difficile la mia posizione, da un lato sindaco del paese e dall’altra ero vice-direttore della Coldiretti che aveva organizzato la manifestazione. Quello fu per me e per il mio paese il giorno più lungo».
I – Oltre a questi eventi, quali furono le problematiche ordinarie che la pubblica amministrazionedovette affrontare?
C. C. – «Constatate le necessità del territorio, puntammo a realizzare un istituto superiore che fu identificato nel liceo scientifico. L’allora Provveditorato agli Studi accolse la pressante richiesta e fu avviato il primo corso, sezione staccata di Rovato, del liceo scientifico Calini di Brescia. In mancanza di locali comunali la nuova scuola fu ospitata nelle aule dell’oratorio maschile messe a disposizione dal parroco Mons. Luigi Zenucchini. In anni successivi, ottenne l’autonomia e gli investimenti per la costruzione della propria sede. Nel contempo fu istituito un corso serale per il conseguimento della licenza media ed un corso triennale per ottenere la maturità tecnica-amministrativa ed il titolo di ragioniere. In quegli anni fu istituita anche la scuola materna statale.
Altro servizio importante fu la costruzione della rete distributiva del gas metano, un progetto che riuscimmo a realizzare con Cogeme unitamente ad altri 13 comuni della Franciacorta.
In quegli anni venne approvato il primo programma di fabbricazione con allegato il regolamento edilizio. Infine fu realizzato il progetto generale della rete fognaria del territorio rovatese e l’avvio del primo stralcio. Mi pare si possa affermare che si sono avute azioni innovative e inclusive a livello territoriale».
I – Numerosi sono stati gli incarichi e le responsabilità professionali, quale esperienza l’ha più gratificata e ricorda positivamente?
C. C. – «Una delle esperienze che ricordo con piacere è l’incarico nella Giunta della Camera di Commercio di Brescia come rappresentante della categoria dei Coltivatori Diretti. Qui ho avuto modo di comprendere l’attività economica a livello provinciale per i frequenti contatti con i rappresentanti delle altre categorie professionali. L’altra bella esperienza è stata la Presidenza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (dal 1981 al 1987) e del quale, nel corso del 2022, si è celebrato il 100° anno della sua fondazione. È un Istituto a carattere scientifico sperimentale importantissimo per ciò che riguarda la profilassi delle malattie degli animali.
I – Si è occupato molto anche dei giovani nel mondo agricolo…
C. C. – «La nostra funzione è stata quella di procedere alla formazione dei giovani coltivatori diretti perché fossero all’altezza di condurre e dirigere la propria azienda in un mondo, quello agricolo, che era in forte sviluppo ed evoluzione grazie anche alle nuove politiche comunitarie europee. Dovevano essere preparati, non solo da un punto di vista professionale, ma anche da un punto di vista umano e civile».
I – Secondo lei quali sono le sfide che oggi il mondo agricolo bresciano deve affrontare?
C. C. – «Sicuramente si deve procedere alla massima valorizzazione della produzione agroalimentare dal punto di vista qualitativo e della sicurezza alimentare per riuscire ad imporsi, anche a livello comunitario,nella lotta contro tutte le contraffazioni presenti sul mercato. Una grande battaglia è quella contro la carne sintetica e le farine di insetti che si vogliono imporre, contrapponendo ad esse la nostra produzione di carneche è di altissima qualità».
I – Oltre all’aspetto professionale-istituzionale, c’è qualcosa che vuole raccontarci di Carlo Cossandi (passioni particolari, esperienze o altro)?
C. C. – «Da giovane ho praticato atletica leggera ed ero tra i giovani promettenti nella disciplina dei 110 m. a ostacoli e nel salto in alto. Sono sempre stato uno sportivo ed ho praticato anche altri sport. Sono appassionato di calcio che seguo tifando Brescia e Milan; coltivo amicizie, amo viaggiare, camminare e leggere».
Il Dott. Cossandi è, ed è stato sempre un uomo mite e umile che, pur avendo ricoperto ruoli importantissimidurante la sua lunga carriera, ha sempre messo le proprie abilità a disposizione della collettività, non approfittando mai della propria posizione. Una persona onestissima che ha fatto moltissime cose; ha sempre dato estremo valore all’istruzione ed alla formazione perché, solo queste ultime, rendono le persone veramente libere. Un ottimo esempio per tutti, attuali e nuove generazioni, come professionista e soprattutto come Uomo
Emanuele Lopez