Come preludio all’importante iniziativa Bergamo e Brescia capitali italiane della cultura 2023, fino al prossimo marzo alla Rocca di San Giorgio in Orzinuovi è aperta la mostra Vincenzo Foppa. Lo Stendardo di Orzinuovi curata da Roberto Consolandi. Un’opera principale, il prezioso Stendardo, recto e verso in tempera e olio su tela, fa da corona a un’esposizione di trenta opere fra dipinti, disegni, abiti, oggetti e un filmato sulla vita del Foppa, di cui presto diremo.
Opera di proprietà della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Orzinuovi (Brescia) e in deposito presso la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, lo Stendardo di Orzinuovi ritorna dopo 113 anni al luogo originario. Certo occasione per ricordare e riscoprire la personalità dell’artista bresciano Vincenzo Foppa (1427/1430 – 1515/1516), mentore e “protagonista”, vero gigante del Rinascimento lombardo.
L’opportunità di realizzare questa mostra nasce dalla sinergia organizzativa fra il Comune e la Parrocchia di Orzinuovi (Brescia), che hanno riunito a supporto dell’iniziativa straordinari partner quali il Ministero della Cultura, ente patrocinatore, la Regione Lombardia, la Provincia di Brescia, il Comune di Bergamo, la Fondazione Brescia Musei, l’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Brescia e del Comune di Brescia, oltre a Comune di Tione di Trento, Territorio Pastorale di Tione, Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale, Confagricoltura Brescia, Parco Oglio Nord, Associazione Terre Basse. Come per ogni evento di rilievo, anche per questa mostra è stato ed è importante il supporto di partner territoriali sia pubblici che privati, che hanno sostenuto con entusiasmo il progetto.
Fino a fine marzo 2023 il pubblico può visitare la Rocca e scoprire le meraviglie e i tesori contenuti nella mostra attraverso un percorso espositivo concepito in cinque sezioni ideali dal curatore Roberto Consolandi: La potenza dell’immagine; L’energia della materia; La forza dell’anima; Desiderio di memoria. Obliare per rinascere; L’incanto della Grazia.
Come viatico per il superamento definitivo della pandemia, la mostra ha anche un valore simbolico, che è quello di esorcizzare il pericolo virale, come accadde all’epoca stessa della commissione dell’opera centrale: lo Stendardo infatti venne realizzato nel 1514 dall’artista durante una pestilenza durissima scoppiata dopo il Sacco di Brescia, tra il 1512 e il 1513, che aveva falcidiato un numero considerevole di abitanti di Orzinuovi. Lo Stendardo si compone di un recto che rappresenta la Madonna con il Bambino tra i SS. Caterina d’Alessandria e Bernardino da Siena, e un verso con San Sebastiano tra Ss. Giorgio e Rocco.
Tuttavia l’obiettivo, attraverso la bellezza e l’arte, non è solo quello di esorcizzare la morte ma ruota e si configura attorno allo Stendardo cioè un ex-voto che aveva valore liturgico, cultuale, spirituale, sacro e devozionale, in quanto veniva portato in processione per le vie della cittadina di Orzinuovi. La supplica convergeva nella preghiera, nella misericordia, nella compassione, nel mistero della grazia per la vita, la salvezza e il destino degli uomini. Trattandosi di una tela dipinta, non si può immaginare nulla di più straordinario di questo stato di conservazione dell’opera, che pur veniva portata in processione, grazie alla cura dei conservatori ma soprattutto alle conoscenze possedute dal maestro intorno delle tecniche artistiche, ai materiali e ai pigmenti.
Oltre all’opera principale possiamo ammirare altre opere del Foppa, una Crocifissione, una Madonna con il Bambino fra san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista, un Cicerone Leggente (in lightbox), e un Giovanni Battista. Nel percorso incontriamo poi altri grandi maestri e le loro opere: un disegno di Andrea Mantegna, il Seppellimento di Cristo (in lightbox), diversi disegni di Giovan Battista Cavalcaselle, alcuni sesterzi di epoca imperiale, dipinti, manufatti rinascimentali, un raro frammento di tappeto a motivo Holbein, oltre a sculture lignee di Andrea e Maffeo Olivieri. La Crocifissione presenta caratteristiche particolarmente originali quali la scelta di rappresentare il Calvario condiviso fra Cristo e i due ladroni, anziché il Cristo da solo, e l’inquadratura della scena dietro un imponente arco di trionfo, con sullo sfondo paesaggi quasi ideali, che rimandano a una vita ultraterrena più che a luoghi geografici. Il San Giovanni Battista è pittura murale rimossa nell’Ottocento dalla chiesa di Santa Maria del Giardino a Milano dove il Foppa l’aveva dipinta insieme ad altre scene, sui piloni della chiesa. Le statue lignee ad opera degli Olivieri, che troviamo nel percorso espositivo a fare da corona all’opera principale, sono state studiate con l’eccellente risultato di far meglio comprendere quale fosse la struttura e quale il funzionamento delle botteghe lombarde fra Quattrocento e Cinquecento, i modelli che ispiravano le opere, e il grado di professionalità che veniva raggiunto.
La funzione dell’iniziativa è anche quella di proporre una mostra metalinguistica, interattiva nel suo dispiegamento di mezzi anche digitali, come in “una galleria a cielo aperto”, avvalorata dal fatto che lo Stendardo è “un’icona” che ha sempre fatto parte dell’immaginario collettivo della Comunità di Orzinuovi, come se esso in maniera visionaria si mostrasse dal sotto in su ai balconi della piazza. Grazie ai lightbox alcune opere si leggono fino nei minimi particolari con grande dovizia, dando la possibilità al pubblico di una visione nitida su opere storiche.
In Orzinuovi l’amministrazione non nasconde l’emozione e la soddisfazione per la riuscita impresa di fare ritornare, seppure temporaneamente, lo Stendardo in città, oltre che di avere riunito molte realtà in nome della Cultura e del Bello. Il primo cittadino Sen. Gianpietro Maffoni, Sindaco di Orzinuovi, ha posto l’accento sull’importante ruolo di guida che il Comune assume nel traghettare gli abitanti del territorio in un’epoca post pandemica di rinnovata fiducia. Racconta dunque: Questa pregiata iniziativa esprime con forza la volontà dell’Amministrazione comunale, che desidera accompagnare i visitatori in una riflessione sui corsi e ricorsi della storia, come il superamento di un dramma collettivo come quello pandemico. Questo avviene anche attraverso il potere del Bello, dell’Arte e della Cultura, nutrimento per la mente e viatico per una piena ripresa di cui già si vedono testimonianze di fiducia verso il futuro. Nostro compito e nostro piacere guidare la collettività attraverso storie solo apparentemente lontane, che ci fanno toccare con mano quel filo rosso che ci unisce al passato per sentirci più forti oggi.
La mostra, si diceva, è preludio a quella importante e attesa iniziativa che vedrà il territorio capofila dei movimenti culturali nel 2023. Laura Magli, Vicesindaco di Orzinuovi, menziona proprio il ruolo fondante delle istituzioni che saranno chiamate a essere guida ideale: Preparandoci all’importante iniziativa di “Bergamo e Brescia Capitali della cultura” desideriamo sottolineare proprio la profonda motivazione culturale che spinge una comunità, come quella di Orzinuovi, certo paradigma di altre comunità, a superare insieme le difficoltà e con sentimento sodale prepararsi a nuove sfide. Questa mostra è nata da una comunione di sforzi, dall’impegno di curatela e sostegno, ed offre contenuti d’eccellenza ai visitatori in arrivo da ogni luogo.
Coinvolto in maniera speciale è l’Assessorato alla Cultura, il cui Assessore Prof. Carlo Mario Lombardi esprime il particolare impegno attuale: Sostenere la Cultura è sostenere il benessere del cittadino e del visitatore, laddove la salute della mente è potenziata dalla bellezza che ammiriamo. Se il cuore è un organo che ci consente la vita, è comune espressione dire che con esso guardiamo all’arte e alla cultura: l’intento della mostra è che il visitatore vi partecipi proprio con il cuore, e goda delle bellezze dello Stendardo e delle opere che accompagnano la visione di quest’opera principale che ritorna dopo 113 anni.
Anima della mostra, che con passione ha messo insieme le opere in reciproco dialogo fra le sale della Rocca è il curatore Roberto Consolandi: La rievocazione di una pestilenza e di una guerra ancora in atto sono palesi, ma con questa mostra si vogliono affermare il “magistero prospettico” e l’invenzione della spazialità architettonica del maggior artista del Rinascimento bresciano, e non solo la valenza del realismo nella sua pittura grigio argentea. L’opera aveva una funzione precisa, “taumaturgica”: era un’offerta votiva alla Vergine e ai santi protettori per debellare il terribile morbo.
L’obiettivo, attraverso la bellezza e l’arte, – continua il curatore – non è solo quello di esorcizzare la morte ma ruota e si configura attorno al palinsesto dello Stendardo ossia di un ex-voto che aveva valore liturgico, cultuale, spirituale, sacro e devozionale, in quanto veniva portato in processione per le vie della cittadina di Orzinuovi. La supplica convergeva nella preghiera, nella misericordia, nella compassione, nel mistero della grazia per la vita, la salvezza e il destino degli uomini.
Aggiunge la professoressa emerita di Storia dell’Arte Moderna all’Università La Sapienza di Roma, Marisa Dalai Emiliani:Veniva richiesto specificatamente al pittore che oltre alla Vergine venissero raffigurati i Santi taumaturghi, San Sebastiano e San Rocco: taumaturghi, cioè capaci di operare miracoli a protezione dalla pestilenza che dal 1512 imperversava allora in Europa, in Italia e in particolare nel territorio bresciano. In quante processioni lo Stendardo abbia attraversato, nel tempo, la bella piazza circondata dai portici e forse anche le strade di Orzinuovi, seguìto da chi pregava, e cantava, e invocava protezione o guarigione, non ci è dato sapere, ma certamente in quelle processioni trovavano espressione la sofferenza, il dolore, l’angoscia, la paura, ma anche la speranza e la fiducia di tanti fedeli, benché ignorassero il valore artistico dello Stendardo e, meno che mai, ne conoscessero il nome dell’autore. Alla fine dell’Ottocento, oltre un secolo fa, riconosciuto come opera di Vincenzo Foppa da alcuni pionieri degli studi storico-artistici, lo Stendardo è stato trasportato a Brescia e ha conosciuto, come tanti altri dipinti, e non solo in Italia, una vera e propria trasformazione, una metamorfosi: da immagine di culto e di devozione popolare ha cambiato il suo statuto, la sua natura e il suo valore in quelli di opera d’arte.
Vincenzo Foppa aveva molteplici interessi. Partecipe delle novità della sua epoca, aveva un occhio anche per il costume e per la moda, che in questa mostra è protagonista di una sezione dedicata, in cui preziosi abiti femminili e maschili realizzati dalla Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze, e riprodotti fedelmente su modelli del XVI secolo, sono ispirati a quelli che ricoprono le figure protagoniste delle sue opere. Lo stupore viene suscitato ammirando questi preziosi tessuti e ricami, immaginandoli muoversi in panneggi dorati e sgargianti colori.
Lungo il percorso della mostra – per una pausa sempre colta e improntata alla conoscenza del maestro lombardo – attende il visitatore un cortometraggio dedicato a Vincenzo Foppa, per la regia di Rosamaria Montalbano con il concept e la direzione di Roberto Consolandi.
Oltre a contribuire a far conoscere sempre più l’opera del Foppa, la finalità dell’iniziativa è anche quella far conoscere le bellezze naturali del paesaggio, le antiche dimore, l’ambiente antropizzato, l’energia rinnovabile, il turismo ecosostenibile, le industrie, il potenziamento della viabilità, il sistema agroalimentare. Tutti questi elementi sono il prodotto dell’ingegnosità bresciana e dell’intraprendenza lombarda e possono diventare vettori di interconnessione e di ricerca fra il sapere umanistico e quello scientifico per una formazione lungimirante, alimentando in tal modo l’economia e la visione imprenditoriale per nuove professioni del patrimonio umano giovanile.
Accompagna la mostra il catalogo a cura di Roberto Consolandi edito da La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 248 pagine con immagini a colori e testi del curatore oltre che di Marisa Dalai Emiliani, Matteo Flavio Mancini, Angelo Brumana, Pierfabio Panazza, Andrea De Marchi, Matteo Ceriana, Luca Tosi, Silvia Spada Pintarelli, Luca Gabrielli, Renata Stradiotti, Vincenzo Gheroldi e Sara Marazzani, Marco Rizzi, Marco Merlo, Stefano Armiraglio e Cinzia Franceschini, Fiorenzo Fisogni, Laura Picchio Lechi, Stefano Parola, Paola Marabelli, Moshe Tabibnia con Tiziana Marchesi e Virginia Giuliano.
INFORMAZIONI:
Orzinuovi, Rocca San Giorgio
30 settembre 2022 – 31 marzo 2023
Catalogo a cura di Roberto Consolandi: Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori (euro 25)
Orari: da Mercoledì a Venerdì 10:00 – 12:30 / 15:00 – 19:00
Sabato e Domenica 10:00 – 19:00
Ingresso: Euro 5 intero; gratuito 0 – 6 anni; euro 3 studenti 7 – 18 anni
Contatti: Staff Ufficio Cultura di Orzinuovi T. 030 9942215
Roberto Consolandi