Patologia la cui incidenza nei decenni è riuscita a diminuire drasticamente, oggi il tumore al collo dell’utero si presenta, come non mai, un male al quale è possibile porre precocemente rimedio. Grazie ad una serie di tecniche di prevenzione sempre più avanzate e a una massiccia campagna di sensibilizzazione, attualmente il numero di questo genere di neoplasie che hanno portato alla morte delle persone che ne erano affette è drasticamente calato: una dimostrazione tangibile di quanto agire in tempo sia essenziale.
Ne abbiamo parlato con il dott. Maurizio Romano, ginecologo specializzato in oncologia medica e attivo presso il Centro San Francesco di Orzinuovi.
Dottore, a cosa è dovuta l’insorgenza del tumore al collo dell’utero?
Questo genere di neoplasia si forma in virtù dell’azione di alcune tipologie di un particolare virus, quello del papilloma umano, del quale ne esistono più di cento varianti, alcune delle quali correlate all’insorgenza dei tumori al collo dell’utero. La formazione di questo tumore non è improvvisa: essa è preceduta, anche per diversi anni, dalla presenza delle cosiddette “lesioni pretumorali”, che possono presentarsi in vari gradi di gravità e stadio d’avanzamento.
Quali sono i metodi più efficaci per verificare l’esistenza di queste lesioni e per capire si si tratta di avvisaglie maligne?
Se nel corso di questi decenni l’esame principe per evidenziare la presenza di queste lesioni è stato il celebre Pap-test, indolore e a basso costo, di recente è possibile anche effettuare un esame finalizzato alla ricerca del DNA del virus, detto test HPV, che consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero, le quali, in seguito, saranno oggetto di verifica della presenza di Papillomavirus. Si tratta di una soluzione che, operativamente, è analoga al Pap-test ma che consente di ottenere risultati più certi e di sottoporsi all’esame in intervalli di tempo più ampi (non più i canonici tre anni, bensì ogni cinque).
Come si procede in caso di evidenzi la presenza precoce del virus responsabile del tumore?
Una volta eseguita la diagnosi istologica, che si ottiene mediante biopsia mirata in corso di un esame ambulatoriale chiamato colposcopia, si passa alla eliminazione delle cellule malate, in ambulatorio o day-hospital, tramite una serie di soluzioni chirurgiche che richiedono l’impiego di varie tecnologie. Oggi la più diffusa prevede l’utilizzo di un laser, anche se ne esistono, appunto, di diverse, tutte in genere poco invasive.
Per maggiori informazioni, il centro San Francesco e i suoi specialisti vi attendono ad Orzinuovi in via Giacomo Puccini, n. 20/24.
Tel. 030943269
Leonardo Binda