Insieme con Beppe Boschetti, che suona la chitarra, e Gusto Desenzani, che si diletta col mandolino, Peppino Mura, che ha una bella voce ed è pure intonato, canta. Sono gli Anni Sessanta: i tre, allora giovincelli di belle speranze, allietano sagre, feste e cerimonie. All’occorrenza fanno pure le serenate: per conto proprio, sotto le finestre delle loro ragazze, ma, al pari di Cyrano de Bergerac, che dava voce a Cristiano innamorato di Rossana, anche per conto terzi.
Poi, nel 1970, la svolta: ai tre viene in mente di prendersi la briga, ma di certo anche il gusto, di portare in scena alcuni aneddoti sulla gente di Montichiari. Nasce il Café dei Piöcc, che nel 2020 spegne 50 candeline. Nel frattempo, Gusto Desenzani e Peppino Mura sono passati a miglior vita: è rimasto solo Peppino Mura. Infatti, per celebrare il prestigioso compleanno, l’ensemble porta in scena «Sipario: che fadìgo fa teatro», uno spettacolo di Peppino che racconta la storia del gruppo.
In occasione del cinquantesimo, Mura ebbe a ricordare la genesi di questo strano nome: «Il Cafè dei Piöcc – spiegò – è il sagrato della chiesa. Lì, infatti, si riunivano i poveri (i piöcc), che, non avendo soldi da spendere, guardavano con invidia i benestanti che, seduti ai tavolini del bar, gustavano caffè, cioccolato e pasticcini. Diciamo che Beppe, Gusto ed io abbiamo rubato il nome a questi poveri diavoli, che guardavano gli altri mangiare».
Dal 1970 ad oggi il Cafè dei Piöcc è sempre stato una presenza costante nell’attività culturale di Montichiari (e non solo; basti ricordar che l’ensemble si è esibito in molti altri luoghi). E, per bravura, passione, capacità, bernoccolo e anzianità, Peppino Mura ha sempre fatto da guida e faro a quel manipolo di attori e cantanti che, insieme con lui, e grazie a lui, hanno portato avanti con successo questo progetto nato negli Anni Sessanta. Non c’era festa, non c’era manifestazione, non c’era ricorrenza senza che, tra i protagonisti, ci fosse il Cafè dei Piöcc. E Peppino era sempre lì, in prima fila.
Montichiari, e in generale la cultura (popolare, ma non solo), devono molto a questo uomo che, col sorriso sulle labbra, grazie al teatro e alla musica ha raccontato la vita, compreso le miserie, della povera gente.
Peppino se n’è andato nelle scorse settimane. La sua eredità rimane a Manuela Danieli, l’attuale regista, e agli altri componenti del Cafè dei Piocc. Ai monteclarensi rimane l’esempio di un uomo che, per cinquant’anni, ha dispensato buon umore e spunti di riflessione, partendo dall’esperienza e dalla vita di tutti i giorni.
Per poter intitolare una strada o una piazza ad un personaggio illustre, di norma devono passare alcuni anni dalla morte dello stesso. Sarebbe bello che, a tempo debito, una strada, una piazza, o magari un teatro, portassero il nome di Peppino Mura. MT Marchioni