Castelcovati, Castelmella, Castelgonelle di Brandico, Castelguercio di Leno, le diverse località a nome Castello, Castelletto, Castellaccio, Castellina, Castellaro di Ludriano e di Gottolengo, Castel Minoia di Orzinuovi, e poi Roccafranca nonché i luoghi detti Torre, Torretta, Torricella, Torrazza, e infine la Motta di Orzinuovi e di Calvisano, la Mottella di Urago d’Oglio, Corte Mottella di Fiesse, i Morti della Motta di Verolanuova sono tutti toponimi scaturiti in modo evidente dall’esistenza di strutture fortificate, in gran parte di origine medievale.
Scorrendo le pergamene di quei lontani secoli, infatti, si incontrano con una certa frequenza citazioni di luoghi muniti di ‘castrum’ o di ‘castellum’, di ‘turris’ o di ‘dugnionis’ (ossia di dongione, vale a dire il torrione principale del castello, spesso residenza del signore locale). Talvolta insieme al ‘castrum’ sono nominati pure ‘fossatum et spoldo’, vale a dire il fossato e il terrapieno che precedeva le mura, come succedeva nel 1286 per il ‘Castrum de Urceis veteribus’ ossia Orzivecchi, oppure per il ‘terralium’ del castello di Pontevico. Raro, in ambiente di pianura, è invece il riferimento alla presenza di una rocca, che nella pianura bresciana si riduce alla citazione della ‘rocha de Rudiano’: territorio confinante con quello di Roccafranca, luogo così ridenominato, però, solo a partire dal XIII secolo.
Anche la memoria dell’esistenza di torri è piuttosto ricorrente, soprattutto nella toponomastica rurale, mentre nella documentazione scritta si trovano nominate soprattutto le torri che sovrastavano le porte di ingresso al castello: termine con cui si definiva tutto lo spazio circondato da mura. Ancora oggi, del resto, è possibile osservare questo genere di fortificazione in diversi borghi, un tempo murati, della campagna bresciana, come a Calvisano, Alfianello, Remedello, Pralboino, oppure a Solaro di Gottolengo e così via, od anche a Canneto sull’Oglio, già terra bresciana. Ma residue testimonianze del genere si vedono pure a Verolavecchia o a Gottolengo e in diversi altri abitati della Bassa.
Come succede, invece, lungo il corso di pianura della maggior parte dei fiumi lombardi, già sul finire dell’alto medioevo ogni abitato, tipicamente posto di fronte ad un suo omologo sorto sull’opposta sponda, venne sistematicamente incastellato. E di quegli antichi castelli, formati per lo più da fossati, terragli e palizzate, sono più o meno diretti eredi quelli che ancora in buona parte si riconoscono negli stessi siti, sorti più tardi e generalmente nei secoli basso o tardo medievali. Così succede a Capriolo, Palazzolo sull’Oglio, Urago d’Oglio, Rudiano, Roccafranca, Orzinuovi, Barco, Villachiara, Monticelli d’Oglio, Pontevico, ma pure altrove se ne ricorda l’esistenza passata.
Anche la presenza di ‘motte’ risulta interessante, poiché si trattava, in genere, di un tipo di fortificazione di varia natura, anche solo temporanea, edificata su un rialzo di terreno, creato tanto artificialmente quanto ricavato da preesistenti dossi o prominenze naturali e innalzate in punti strategici per il controllo di vie di terra o d’acqua, in aree di confine o come avamposti di altre fortificazioni stabili. La loro precaria esistenza, non sempre rintracciabile fisicamente, rimane però documentata da specifici toponimi che ancora ne ricordano posizione e funzione in ambito locale. Valerio Ferrari