L’obiettivo della Rsa di Manerbio, ad oggi, è la sopravvivenza. E’ la triste e cruda realtà di un ente fondamentale per la nostra comunità che, negli ultimi tempi, è costretto a fare i conti con una serie di criticità da non sottovalutare. Se la difficoltà di reperire personale era già ben evidente prima della pandemia, con l’arrivo del covid questo problema si è ulteriormente acuito. Si tratta di una questione generalizzata ma che colpisce in particolare la realtà manerbiese che è alla disperata ricerca di infermieri. “Servirebbero almeno due figure infermieristiche” spiega Giuditta Galli, direttrice Rsa Manerbio “noi dobbiamo garantire assistenza infermieristica 24 ore su 24 e questa è per noi una figura essenziale”. Negli ultimi due anni la Rsa di piazza Aldo Moro ha assistito ad un impoverimento di queste figure professionali, complice la pandemia con numerosi infermieri migrati nei nosocomi e complice la riapertura anche dei concorsi pubblici ospedalieri. Dalla fine della scorsa estate il personale si è dimezzato creando grandi difficoltà di gestione alla Rsa. Sono state inserite due nuove persone, ma la carenza di personale permane. “E’ una situazione generalizzata “precisa Galli “le RSA sono le cenerentole del comparto socio sanitario e operare in queste condizioni diventa molto arduo”. Ad oggi nella Rsa lavorano sei dipendenti infermieri, cinque liberi professionisti. Da due anni a questa parte gli ingressi nella struttura avvengono da parte di ospiti con problematiche sanitarie e assistenziali sempre più complesse e questo non facilita certo il lavoro degli operatori. Gli anziani che vivono nella Rsa sono 84 e, seppur a fatica, hanno attraversato e contribuito a scrivere una delle pagine più difficili degli ultimi decenni. Durante la prima ondata pandemica anche la Rsa di Manerbio ha fatto i conti con focolai di covid 19 che però, assicura Galli, sono stati da subito messi sotto controllo e circoscritti. A gennaio 2022 l’arrivo della variante omicron ha causato una recrudescenza di contagi che però, sia per la campagna vaccinale che per la natura più blanda di questa variante, non ha dato esiti infausti. I nonni della casa di riposo sono guariti da sintomi comunque lievi e ad oggi stanno tutti bene. Al 25 marzo, come ha dichiarato la direttrice Galli, la Rsa manerbiese è covid free. Alla stessa data non è ancora stato riaperto il centro diurno, servizio assistenziale che prima della pandemia apriva le porte a 15 utenti esterni. Il Centro Diurno Integrato (CDI) si colloca nella rete dei servizi socio-sanitari per anziani, con funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e le strutture residenziali. Si rivolge ad anziani che vivono a casa, con compromissione parziale o totale dell’autosufficienza e con necessità assistenziali che superano la capacità del solo intervento domiciliare, ma che non richiedono ancora un ricovero in RSA.
“Anche su questo servizio, ad oggi 25 marzo” precisa Galli “attendiamo disposizioni dalla Regione Lombardia per la riapertura”. Sempre attiva invece, anche durante le fasi più critiche dell’emergenza sanitaria, la Rsa aperta, un servizio di cura e assistenza, di vario tipo, a domicilio. Si tratta di una assistenza multidisciplinare che viene garantita a coloro che ne hanno i requisiti stabiliti dal sistema regionale. “I nostri operatori si recano a casa dell’assistito” spiega la direttrice Galli “i servizi richiesti sono molteplici e spaziano, per esempio, dalla fisioterapia all’igiene personale o al supporto psicologico e cognitivo”. Attualmente, secondo la direzione della Rsa di Manerbio, le risorse economiche erogate da Regione Lombardia, sia in forma diretta o indiretta, sono insufficienti. Servirebbe una revisione da parte del Pirellone per garantire a queste strutture una maggiore disponibilità di finanziamenti atti ad agevolare il lavoro degli operatori sanitari e para sanitari. In questo modo si potrebbe anche evitare che una parte di retta che sarebbe in carico a Regione Lombardia (quella dell’assistenza sanitaria) ricada sull’utente, come avviene ora. La Rsa ha ricevuto dal Comune di Manerbio, per contributo covid, 50 mila euro. Già qualcosa, ma non basta.
Barbara Appiani