Nelle sere del fine settimana, Manerbio si trasforma in una piazza per giovani e giovanissimi. Gruppi di 150- 200 ragazzini si incontrano in piazza Italia, nella zona del centro commerciale Famila, in alcune aree intorno alla Chiesa Parrocchiale, in via XX Settembre e in punti meno visibili come vie chiuse o scalinate poco illuminate. La fascia d’età si aggira intorno ai 14-18, con picchi più bassi che arrivano persino a 11 e 12 anni. Si tratta di compagini italo straniere, prevalentemente maschili. Questo è il quadro della movida cittadina, non nelle afose sere d’estate quando prevale la voglia di starsene in giro anche per i più giovani, ma in quelle gelide dei mesi più freddi. Non sarà questione di temperature, ma imbattersi in automobile in dicembre, in una via principale del paese e trovarsi davanti un folto gruppo di preadolescenti che cammina sulla carreggiata costringendoti a procedere a passo d’uomo fino a quando non raggiungi il semaforo della Chiesa, fa un certo effetto. Una forma di protesta? Un segno di sfida? Noncuranza e disattenzione per le regole della strada? Magari nulla di tutto questo ma certamente il segno che qualcosa sta accedendo ed è necessario porvi attenzione. Piccoli atti vandalici come il taglio della copertura della tensostruttura in oratorio, episodi di bullismo fuori dalla scuola, il fenomeno così diffuso delle baby gang che oggi imperversano ovunque e anche a Manerbio, sono segnali che qualcosa va rivisto, ripensato, riprogettato e riprogrammato. Il disagio giovanile è un termine abusato, un “contenitore” del tutto e del niente nel quale l’adulto ci colloca la propria difficoltà a gestire un’età tanto importante quanto delicata come la preadolescenza e l’adolescenza. Mamma e papà si trovano impotenti di fronte al comune agire dei ragazzi e ciò che viene perpetrato senza ostacoli dai coetanei e da altri genitori trova la giusta legittimazione anche quando non l’ha. Allora diventa tutto normale. Diventa normale associare la tappa della Comunione e Cresima con il primo cellulare a dieci anni, diventa normale abbandonare i giochi prima di finire la scuola elementare e trascorrere ore davanti a dispositivi elettronici, diventa normale uscire il sabato sera a 11 anni e rincasare a mezzanotte. Ma la strada intrapresa può essere pericolosa se non corretta in tempo. E in alcuni casi, come capita a Manerbio, si assiste a scene di giovanissimi “adultizzati” che, come dal titolo di una delle pubblicazioni di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, fanno “Tutto troppo presto”. Troppo presto le prime uscite serali, troppo presto la prima sbronza, troppo presto la prima sigaretta, troppo presto il primo rapporto sessuale e così via. L’eccitazione e il gruppo spingono a sentirsi forti e a commettere anche reati, più o meno gravi.  E se questo fenomeno giovanile era evidente anche prima del 2020, la pandemia lo ha certamente acuito. Per questo Manerbio, da qualche tempo, sta correndo ai ripari grazie all’assessorato alla cultura e politiche giovanili guidato dall’assessore Fabrizio Bosio che ha messo in campo un progetto di osservazione del fenomeno e riprogettazione delle politiche ai ragazzi. Alla fine della scorsa estate è stata avviata una manifestazione di interesse per affidare, ad una realtà specializzate nel settore, il monitoraggio e la elaborazione di un progetto sul territorio cittadino. Questo incarico è stato affidato alla cooperativa “Elefanti volanti Scrl Onlus””. Da settembre, due educatori di strada di questa cooperativa bresciana, stanno operando nei fine settimana per le vie e piazze di Manerbio, incontrano i giovani e stabiliscono con loro un dialogo. Il lavoro svolto fino ad ora è stato presentato durante un incontro in Comune lo scorso 25 marzo dal titolo “Covid generation. Uno sguardo sui fenomeni dell’adolescenza del post lockdown”. Gli esperti, che, come da accordi hanno il compito di monitorare e mappare il territorio controllando la fascia di età tra i 14 e i 18 anni, hanno constatato che le uscite serali riguardano anche i giovanissimi ed hanno rilevato che a Manerbio, nel fine settimana, alcuni ragazzini di 12-13 anni assumono alcol. Qualche sera, sull’arengario di piazza Italia, sono state rinvenute decine di bottiglie vuote, segno, dicono gli educatori, che qualche giovane fa spesa al supermercato e consuma con gli amici gli alcolici. In casi fortunatamente sporadici qualcuno, nelle tasche, ha anche qualche grammo di stupefacente. C’è anche chi fuma sigarette e spinelli nei pressi del Politeama, dietro la banca BPER e nel frattempo, con amici, visiona filmati pornografici sul telefonino. Insomma, uno spaccato di una gioventù da recuperare, da aiutare. Bisogna creare rete, dicono dalla cooperativa, coinvolgere le associazioni locali e sportive, aggregare per aiutare. “Lo sport è una delle poche soluzioni al disagio e difficoltà giovanile” spiega Emanuele Sciarra della cooperativa Elefanti volanti, referente del progetto “Educativa di Territorio”. La concentrazione di giovani nella cittadina è determinata dalla presenza delle scuole superiori e il gruppo in analisi ha provenienza diversa, non si tratta solo di ragazzi residenti a Manerbio. La prima fase del progetto, presentata nel convegno, ha riguardato anche una serie di incontri con l’amministrazione comunale, con le associazioni del territorio e con le forze dell’ordine. Con queste ultime – carabinieri e polizia locale – è stata stabilita la creazione di pattuglie miste composte da militari dell’arma e agenti di polizia che, insieme agli educatori di strada, controllano il territorio durante il week end. “La prima fase del progetto si è conclusa” spiega Fabrizio Bosio assessore allo sport, cultura e politiche giovanili “ora inizierà il secondo step che terminerà a maggio e che prevede il coinvolgimento anche dei gestori dei locali. Lanceremo una serie di iniziative di aggregazione, socializzazione e di reciproca conoscenza. Lavoreremo con azioni repressive per impedire la somministrazione di alcolici ai minori”. Il passaggio successivo sarà la valutazione di una proposta di intervento e di progettualità elaborata dalla Cooperativa e basata sulle evidenze emerse che dovrà essere discussa in commissione consigliare. Poi si procederà con un piano nuovo per le politiche giovanili, un piano revisionato e attualizzato per aiutare i nostri ragazzi a far emergere le loro gradi risorse e potenzialità.

Barbara Appiani