Siamo nel mezzo di un nuovo cammino oppure la stagnazione è ancora lungi dall’esaurirsi? Esisteranno mai formule adatte per decriptare i cambiamenti nella loro vera portata? Esiste un’alchimia politica che possa prepararci al meglio di fronte alle sfide che ci attendono, oltre alle emergenze pandemiche? Domande a cui cerchiamo di dare una risposta, ognuno per le proprie passioni, competenze, storie, sempre alla ricerca delle soluzioni per i singoli ma dentro un’idea di comunità collettiva, interdipendente. Spesso ci siamo trovati a dover riflettere sul perenne incontro/scontro ideale con il “potere” inteso dapprima come liberazione dalle iniquità e, col passare delle generazioni, come “potere” di affrancamento da ciò che avevamo noi stessi conquistato anche a costo di incongruenze palesi, per un presente dai contorni incerti, frammentati, e a dir poco fragili. Spesso ci siamo trovati a dover scegliere tra fornire opportunità a chi non ne aveva o dare ancora più ricchezza e opportunità a chi ne aveva già molte. Spesso non abbiamo percorso le strade che i nostri elettori ci consigliavano di intraprendere, spesso ci siamo nascosti (e ci nascondiamo) nei simboli stipati dei cartelloni (cartelli?) elettorali o dietro cospicue doti di “civismo”, convinti, come è successo, che ci scegliessero in quanto persone attive nelle nostre comunità, nei nostri quartieri e non per le nostre appartenenze: ed è stato così, dobbiamo ammetterlo, o meglio, è stato anche così.
Ci siamo per molto tempo divisi per troppa radicalità o per troppa moderazione, a seconda del grado di insoddisfazione percepito nel “popolo”, e molto spesso minimizzando improvvisi cedimenti all’ invidia sociale, alla paura del diverso, alle idolatrie liberiste o no global che fossero. Non siamo più riusciti ad unire i nostri propositi nemmeno per una legislatura e ci siamo lasciati ammaliare da sirene personalistiche dimenticando che fare politica significa prima di tutto occuparsi della cosa pubblica e non solo delle piccole grandi “oligarchie” de noialtri, anche nelle nostre sfere private.
A volte la storia offre delle occasioni uniche, o comunque difficilmente ripetibili. La possibilità di una nuova Europa, di una nuova Italia, di una nuova Orzinuovi, perché no. Abbiamo l’occasione di costruire una nuova coalizione culturale prima ancora che politica che non abbia paura di combattere battaglie identitarie ma senza il dolo del pregiudizio, verso nessuno. Dovremmo essere intransigenti quando l’intransigenza è doverosa, e accoglienti quando gli obiettivi reclamino realismo politico. Dovremo essere esecutori delle nostre stesse aspettative, concilianti e mai più disuniti.
Andrea Merigo