‘Fenile Salnitro di sopra’ e ‘Fenile Salnitro di sotto’ (ora Az. agr. Torri) si chiamano o si chiamavano due storiche cascine del comune di Orzinuovi, poste lungo la strada per Borgo S. Giacomo, alla biforcazione per Villachiara, a poche centinaia di metri a sud della città. E ancora agli inizi dell’Ottocento, il loro nome ufficiale suonava ‘Fenile Salmistro’ di sopra e di sotto, secondo una terminologia tipicamente veneta, dovuta a una sovrapposizione dei vocaboli ‘salnitro’ con ‘salmastro’, poiché questa sostanza era ben nota alla città lagunare, sui muri delle cui abitazioni bagnati dall’acqua salmastra fioriva abbondante il salnitro.

Un nome strano? Forse, ma indicativo di un’attività di importanza strategica sin dall’invenzione della polvere da sparo, vale a dire la produzione del salnitro (nitrato di potassio): l’elemento fondamentale nella composizione della polvere pirica o ‘polvere nera’, insieme a percentuali minori di polvere di carbone e di zolfo. La Serenissima Repubblica di Venezia ne incentivava la produzione sotto pubblico controllo, sin dal XVI secolo almeno. E la modalità di produzione del salnitro più reputata fu a lungo quella di estrarlo dalle cosiddette “terre da salnitro” ossia lo strato di terreno raschiato dal fondo delle stalle e soprattutto degli ovili, poiché impregnato delle deiezioni animali. Terreno che, posto a maturare per un determinato tempo, poteva poi essere lavorato per l’estrazione della preziosa sostanza.

A tal proposito la Repubblica di Venezia incentivò per diversi secoli il pascolo delle greggi, sia transumanti sia stanziali, sulle terre comuni ossia sui terreni demaniali, rendendolo libero da imposte, ma con l’obbligo di ricovero notturno del bestiame in speciali grandi ovili, detti ‘tezze’ o ‘tezzoni’ da cui estrarre giornalmente la “terra da salnitro”. Ogni ‘tezzone’ doveva ospitare non meno di duecento pecore.

Ed ecco spiegati alcuni toponimi ancora in parte sopravvissuti in diversi paesi della Bassa Bresciana, come il ‘Vicolo del Tezzone’ di Leno, la località ‘Tezze’ di Carpenedolo, la ‘Tezza’ di Bettegno di Pontevico o ‘le Tezze’ di Cossirano, nonché l’antica ‘strada del Salmister’ di Pontevico o la località ‘Salnitri’ di Pavone Mella. Infatti a metà del XVIII secolo, dei 78 tezzoni funzionanti nei Domini di Terraferma veneta, ben 31 erano dislocati in territorio bresciano e, pertanto, ‘tezzoni da salnitro’ esistevano a Orzinuovi, Orzivecchi, Palazzolo sull’Oglio, Rovato, Leno, Pavone Mella, Calvisano, Verolavecchia, Pontevico, Castenedolo, Chiari, Cossirano (Trenzano), Pralboino, Quinzano d’Oglio, Manerbio,  Travagliato, Mairano, Gambara, Carpenedolo, Rezzato, Calcinato, Ghedi, Lonato, Montichiari, Bagnolo Mella, Villa Carcina, Gussago e Iseo, nonché ad Asola e a Casalmoro (ora mantovani, ma al tempo bresciani) oltre al grande Tezzone di Brescia.

                                                                                                                                       Valerio Ferrari

La Fondazione Civiltà Bresciana onlus, con il sostegno di Regione Lombardia, cura la realizzazione dell’Atlante toponomastico bresciano i cui risultati vengono progressivamente resi pubblici e sono consultabili all’indirizzo web  http://www.toponomasticabresciana.it/