Si moltiplicano gli arrivi di profughi ucraini a Orzinuovi e il paese dimostra anche in questa occasione, come è stato durante la pandemia, un grande spirito di solidarietà umana. Al 7 marzo, data in cui il nostro giornale è andato in stampa, erano già sedici gli ucraini giunti in paese. In pochissimo tempo hanno trovato tutti un tetto che li ospitasse. Comune, Fondazione Nolli, Parrocchia, cittadini privati e Caritas si sono messi in prima linea, pronti ad aiutare. Sono tutte giovani donne con figli piccoli o ragazzi in età della scuola media. Due famiglie, una di una giovane madre con tre bambini piccoli e l’altra di una mamma con due figlie, di cui una disabile sulla carrozzella, e tre nipoti hanno trovato ospitalità negli appartamenti del Comune vicino all’ex macello in viale Montagna. “Siamo riusciti a sistemare tutti quelli arrivati finora – ci raccontano il sindaco Gianpietro Maffoni e l’assessore ai Servizi sociali Laura Magli – Ringraziamo coloro che si sono resi disponibili a collaborare e con grande generosità hanno donato biancheria e tutto quanto mancava per far sentire queste persone al sicuro”.
“Gli appartamenti del Comune – ci specifica l’assessore al Patrimonio Luca Bulla – sono spaziosi. Erano stati allestiti per l’emergenza Covid. Sono distribuiti su due piani con cucina, soggiorno, tre camere da letto e un bagno nuovi”.
A rendere più calorosa l’accoglienza sono intervenuti gli straordinari volontari della Caritas provvedendo a quanto mancava. Sono loro, coordinati da Guido Marni, che si preoccupano in questi giorni di portare i pasti ai profughi, di fornire loro vestiti.
Elvira è una delle prime profughe arrivate a Orzinuovi. Per mano il suo bambino Arteni di 11 anni. La sua odissea per arrivare in Italia è durata cinque giorni. Un viaggio che li ha portati ad attraversare mezza Europa. E’ arrivata a Orzinuovi martedì mattina 5 marzo da Ternopoli, a ovest dell’Ucraina. Ad accoglierla Alessia, una lontana parente che vive da diversi anni a Orzinuovi.
Con le lacrime sul volto Elvira ci ha raccontato la tragedia che ha vissuto in questi giorni, mentre Alessia ci traduceva il dolore delle sue parole. Ha preso il suo bambino ed ha lasciato il suo paese, Ternopoli, nella notte. Con lei tutte le sue amiche e compaesane. Negli orecchi ancora il suono degli aerei che sfrecciavano nei cieli. Il rumore delle sirene. Ancora sentiva l’odore della cantina polverosa trasformata in bunker dove si è rifugiata per 7 giorni con il bambino che piangeva. “Un inferno – così ha esordito col volto segnato dalla stanchezza – Con molte donne del mio paese abbiamo preso i nostri bambini e siamo scappati in auto con un amico che ha cercato di portarci al confine, verso la pace. Era martedì 1 marzo. Ma le colonne di auto in fuga andavano troppo lentamente. Dopo 5 ore di coda, nel buio della notte, abbiamo deciso di incamminarci a piedi verso la Polonia. 4 ore al freddo, i piedi che facevano male. Fiumi di persone con bambini che piangevano sulle strade o in mezzo ai campi. Solo uno zainetto sulle spalle. Le valigie ce le hanno fatte abbandonare in mezzo alla strada. Abbiamo preso i documenti”. Ad attenderli in Polonia molti volontari che hanno offerto un pernottamento. Poi il treno fino a Varsavia e un biglietto per l’Italia su un autobus verso la salvezza. In Ucraina ha lasciato il marito. “Faceva il benzinaio. Ora ha indossato la divisa e imbracciato il fucile. Controlla e presidia il territorio. Ho paura per lui, per mia mamma, mia nonna che sono rimaste là”. Lei era commessa in una negozio di alimentari fino a sabato scorso, quando hanno abbassato la saracinesca per un tempo indefinito. “Ora mi devo trovare un lavoro qui in Italia per potermi mantenere – ci ha detto. Elvira ha ricevuto un appartamento dalla Fondazione Nolli presieduta da don Domenico Amidani e dalla parrocchia. “Non ci aspettavamo di ricevere questa accoglienza. Siamo profondamente grati alla comunità di Orzinuovi”.
Nel frattempo si attendono altri arrivi e molte persone stanno mettendo a disposizione le loro case per tendere una mano ai profughi. sp