Orazio è un gattino tigrato di solo un mese di vita che, in un fortunato giorno d’estate, viene recuperato da un uomo sotto un ponte della ferrovia a Pontevico. E’ tanta la tentazione per il suo salvatore di tenerlo con sé ma poi, una visita da amici in cascina, lo fa desistere. Il luogo è ameno, in aperta campagna e qui, Orazio potrebbe stare, non solo con altri animali, ma anche in compagnia di due fratellini che si occuperebbero di loro. Così avviene. Il gattino viene adottato dalla famiglia di Alessandro e Beatrice, rispettivamente di 11 e 8 anni. Fin qui nulla di strano se non fosse che a dicembre dello scorso anno Orazio sparisce all’improvviso senza lasciare alcuna traccia di sé. Comprensibile il rammarico e la tristezza dei due fratellini che avevano da subito imparato ad amare una bestiolina così docile e affettuosa. Alessandro e Beatrice però non si abbattono e, come solo i bambini sanno fare, avvertono la possibilità che il loro gattino possa essere presto ritrovato. Accade proprio così. A distanza di un intero mese dalla scomparsa del micio, una telefonata mette fine alle loro angosce. E’ gennaio 2022 e arriva la notizia che Orazio è vivo e sta bene. A rincuorare i due padroncini, un medico veterinario che visita l’animale grazie ad una signora che lo ha rinvenuto nel suo giardino ed è già disposta ad occuparsi di lui. Il ritrovamento di Orazio avviene grazie al microchip. Ma la cosa certamente curiosa è il rinvenimento del gattino, dopo un intero mese, a Manerbio, ovvero a quindici chilometri di distanza dalla sua casa a Pontevico. Papà, mamma e i due figli recuperano la piccola bestiola e la riportano in famiglia dove viene coccolata e curata. “Eravamo davvero felici di rivedere Orazio” racconta Alessandro, prima media e tanta passione per la vita rurale “era anche un po’ ingrassato e questo significa che ha trovato persone che lo hanno aiutato”. Ma come avrà fatto un animale, all’apparenza così fragile, a percorrere tanta strada? I bambini fanno qualche ipotesi aiutati dal medico veterinario e dalla famiglia. Forse Orazio ha approfittato di un momento di distrazione dei suoi padroncini per salire su un furgone dell’amico dello zio che era andato in cascina a trovarli e da lì è arrivato fino a Bassano Bresciano per poi raggiungere da solo Manerbio. Oppure, dicono Alessandro e Beatrice, la veterinaria ha ipotizzato un trasferimento a tappe con il sostegno di tanta brava gente incontrata per strada che lo ha rifocillato e ospitato. “Orazio sembrava in buona salute quando lo abbiamo ritrovato” spiega Alessandro “ma dopo qualche giorno ha iniziato a stare male. E’ stato ricoverato in un ospedale veterinario ed abbiamo scoperto che aveva una zampetta fratturata. Forse qualcuno lo ha maltrattato, non lo sappiamo”. Anche Beatrice non crede ai suoi occhi quando il micio ritorna a casa. “Quando mio fratello mi ha detto che Orazio era stato ritrovato il mio cuore è scoppiato di gioia” spiega la bambina “avevo anche chiesto a Babbo Natale e Santa Lucia di farmelo ritrovare perché mi mancava tanto”. La storia di Orazio, oltre ad essere un ottimo spunto per un cartoon della Walt Disney, insegna soprattutto una grande verità. Senza microchip Orazio difficilmente sarebbe ritornato nella sua famiglia adottiva. In Italia per la specie felina non esiste obbligo di questo dispositivo e ad oggi gli animali dotati di microchip sono 14 milioni. I dati ufficiali provengono dalla banca dati del Ministero della Salute. Tra le regioni con pets più microchippati troviamo la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Lazio e la Campania. L’Oipa, l’Organizzazione Italiana Protezione Animali, chiede che, oltre ai cani, siano microchippati anche più gatti e furetti. Se anche per questi ultimi animali venisse introdotto l’obbligo di microchip avremmo a disposizione un ottimo strumento contro il randagismo e le storie come quella di Orazio, Alessandro e Beatrice si moltiplicherebbero. Il micetto, trovatello sotto il ponte della ferrovia di Pontevico, oggi sta bene. Si gode la campagna, l’amicizia di altri due gatti e quattro cani di famiglia e l’amore incondizionato dei suoi cari padroncini.
Barbara Appiani