Da un’idea nata nel lontano 2006, poi lasciata sedimentare quel tanto che serve per avere buoni frutti, è nato un romanzo popolare che affonda nella realtà del territorio monteclarense, descritto in lungo e in largo durante l’epopea di tre famiglie. L’opera “Montichiari la terra dove volano le macchine”, edita per i tipi di Bams, è a firma di Renato Baratti che dopo un lustro di fatiche da amministratore impegnato a gestire le casse del Comune e un’esperienza ancor più lunga da consigliere comunale di opposizione ha deciso di tuffarsi nella scrittura per saggiare le proprie abilità letterarie. Ne esce un lavoro attento e meticoloso in cui si alternano le vicende personali di tre nuclei familiari stabilitisi alla Cascina Porri della Fascia d’Oro agli eventi che tra il 1909 e il 1999, periodo scelto per la narrazione, si sono succeduti nell’antico e grosso borgo che dir potrebbesi città. Passano in rassegna gli storici circuiti aereo e automobilistico che resero famoso in tutto il mondo il nome di Montichiari, il biennio rosso, l’avvento del fascismo, lo scoppio della Polveriera con il suo lugubre carico di morti, il dramma della seconda guerra mondiale e le vicissitudini di alcuni dei personaggi (e avi dello stesso Baratti) tra Cefalonia e i campi di concentramento, la complessa ricostruzione del paese, il boom economico, le disfide politiche: un Novecento “tra romanzo e storia” come recita il sottotitolo del volume che è introdotto dagli scritti di Marzia Borzi e Alessio Merigo in cui l’atmosfera del tempo emerge immediata e pare quasi di vivere (o rivivere) il duro lavoro nei campi, l’emozione suscitata dalle ‘macchine che volano”, i rombi dei motori che solcano le polverose strade della frazione, le fatiche familiari quotidiane, tutto sotto gli occhi stupiti dei più. Qua e là fa capolino il dialetto tanto amato da Baratti, quella ‘lingua senza esercito’ che riesce a far fiorire il significato di molti oggetti, azioni, situazioni come nessun’altra: cordat, petineus, risidura, ciancol, gradela, sammartì, per citarne alcuni alla rinfusa presenti nel volume, sono termini che solo gli anziani ormai usano ancora. A corredo del testo sono inserite numerose immagini d’epoca che documentano i momenti salienti di una Montichiari completamente trasformatasi nel corso degli anni ma il cui cuore popolare batte ancora forte in quanti, come l’autore di questo romanzo, sanno renderle omaggio con il profumo di una languida e talvolta struggente malinconia.
Federico Migliorati