Girando per la provincia, di tanto in tanto se ne incrocia una. Anche nella Bassa. Ne abbiamo viste, quasi sempre in disuso, a Montirone, Leno, Dello, Motella… Ma chissà quante altre ce ne sono in giro.
Stiamo parlando delle ruote che, nei secoli scorsi, azionavano i mulini ad acqua. Alcune sono ancora in uno stato tutto sommato accettabile; altre, invece, sono proprio messe male. E’ un peccato, perché queste pale rappresentano un pezzo importante della nostra storia. Per questo ci ha fatto molto piacere l’iniziativa di Barbara e Fausto, che hanno deciso, anzi, stanno lavorando per riportare agli antichi splendori la vecchia ruota dello storico mulino di Acqualunga.
Già che ci siamo, facciamo un cenno all’importanza dei mulini ad acqua, che, nei secoli scorsi, quando ancora non c’erano i motori termici e nemmeno quelli elettrici, venivano utilizzati per la macinazione, frantumazione, pressatura e schiacciamento dei cereali di vario tipo. Venivano utilizzati, insomma, per la produzione di farina o altre materie prime. Il principio di funzionamento è semplice: un mulino ad acqua (o mulino idraulico) è un impianto destinato ad utilizzare l’energia meccanica prodotta dalla corrente di un corso d’acqua, condotta alla ruota del mulino tramite canalizzazione. Talmente semplice che questa pratica ha migliaia di anni.
Nell’antica Mesopotamia l’utilizzo di primitive ruote ad acqua risale ai tempi dei Sumeri. In Cina, invece, la ruota idraulica è stata utilizzata fin dai tempi della dinastia Han (202 a.C.-220 d.C.) per azionare magli, mantici per la fusione del ferro e, in un caso, per la rotazione meccanica di una sfera armillare per l’osservazione astronomica. Quanto all’Europa, l’uso del mulino ad acqua è attestato sin dal IX secolo. Fu un’«invenzione» molto importante, perché portò ad un aumento della produttività senza precedenti.
Generalmente l’acqua viene deviata da un fiume o da un bacino, quindi condotta alla ruota idraulica attraverso un canale o una tubazione. La forza del movimento dell’acqua, unita all’effetto delle pale di una ruota, determina la rotazione dell’asse che aziona i macchinari del mulino. Il passaggio dell’acqua è controllato da paratoie che consentono la manutenzione ed una minima misura di controllo delle inondazioni.
Se i mulini ad acqua hanno contribuito a fare la storia dell’uomo, sarebbe un peccato buttare alle ortiche quel (poco) che ancora rimane di loro. Per questo hanno fatto benissimo Barbara e Fausto a rimboccarsi le maniche per rimettere in sesto la ruota che avevano trovato nella loro attuale casa, che un tempo ospitava un mulino. Un mulino storico, già presente, così almeno indicano le carte, nella metà del XVII secolo.
L’idea di Barbara e Fausto è encomiabile non solo dal punto di vista storico, ma anche… energetico. Infatti, una volta terminato «il restauro», i due vorrebbero provare a rimetterla in movimento e, magari, produrre un po’ di energia per la loro casa. MTM